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Alesso Romano e un giovane autore abruzzese molto bravo e simpatico che sarà ospite il 27 aprile al Kursaal per una cena letteraria dedicata al suo libro tutto incentrato sulla capitale del Portogallo, Lisbona, dal titolo evocativo e gustoso: D’amore e Baccalaà

Alessio Romano è un giovane autore di origine abruzzese dalle poliedriche passioni. Dopo aver scritto romanzi serratissimi in stile noir ha voluto dedicare la sua ultima opera al suo grande amore: la città di Lisbona e a due caratteristiche di questo luogo magico.

L’amore visto come passione e malinconia e il baccalà piatto tradizionale della cucina portoghese e sfondo odoroso dei vicoli della capitale europea più esotica e struggente.

Parleremo di questo piccolo meraviglioso libro al Ristorante Enoteca Kursaal venerdì 27 Aprile dalle ore 20 nel corso di una cena tutta dedicata al cibo, all’amore e alla letteratura.

Sono certa che molti di voi percepiscono come me qualcosa di magico quando sentono parlare di Lisbona. La città bellissima e lontana dalle rotte del turismo mainstream è un luogo che evoca tanta tantissima letteratura.

Da Pessoa a Tabucchi, passando per Saramago e Marías. Tanti sono stati gli artisti che hanno voluto omaggiarne la struggente eleganza e il fascino senza tempo. In questo post, partendo proprio dal libro del nostro Alessio Romano “D’amore e Baccalà” che sarà il centro della nostra serata al Kursaal il prossimo 27 aprile, voglio consigliarvi un breve elenco di libri che raccontano Lisbona nelle sue mille facce.

Preparatevi ad un viaggio tra sogno e realtà

il primo libro che vi segnalo è un super classico della letteratura, ma non poteva essere altrimenti. Si tratta del capolavoro “il Libro dell’inquietudine “ di Fernando Pessoa. Come ci scrive il grandissimo Antonio Tabucchi “Il libro di Soares è certamente un romanzo.

O meglio, è un romanzo doppio, perché Pessoa ha inventato un personaggio di nome Bernardo Soares e gli ha delegato il compito di scrivere un diario. Soares è cioè un personaggio di finzione che adopera la sottile finzione letteraria dell’autobiografia.

In questa autobiografia senza fatti di un personaggio inesistente consiste l’unica grande opera narrativa che Pessoa ci abbia lasciato: il suo romanzo

Se Pessoa è il nume tutelare della città di Lisbona è Tabucchi. Il nostro Antonio Tabucchi, devoto a Pessoa, traduttore e narratore formidabile ha scritto forse alcune delle più belle storie ambientate nella città di Lisbona.

Una ad esempio è Requiem: In uno stato a metà tra la coscienza e l’incoscienza, l’esperienza del reale e la percezione del sogno, un uomo si trova a mezzogiorno, senza sapersi spiegare come, nella Lisbona deserta e torrida dell’ultima domenica di luglio. Sa di avere delle azioni da compiere, soprattutto l’incontro con un personaggio illustre e scomparso, ma non ha idea di come compierle.

Si affida così al flusso del caso e seguendo le libere associazioni dell’inconscio si trova a seguire un percorso che lo porta a ricordare (a vivere il ricordo nell’attualità di quella giornata) alcune tappe fondamentali della sua vita, spingendolo a cercare di sciogliere i nodi irrisolti all’origine del suo stato allucinatorio. Il romanzo è stato scritto in portoghese.

L’altro romanzo che non posso e non voglio dimenticare è uno dei miei libri più cari “Sostiene Pereira” Agosto 1938. Un momento tragico della storia d’Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita.

Chi raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira?

Questo non è detto, ma Pereira, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del “Lisboa” (mediocre giornale del pomeriggio) affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di “non” essere un eroe.

Ovviamente a questa lista molto stringata voglio aggiungere un testo del premio Nobel Saramago: “Storia dell’assedio di Lisbona”.

Un breve accenno sulla trama che forse è simbolo stesso della magia e della continua incertezza in cui sembra essere immersa la città:

Il correttore di bozze Raimundo Silva si trova a revisionare la “Storia dell’assedio di Lisbona” del 1147, un libro che ricostruisce il tentativo del re Alfonso Henriques di riconquistare i territori portoghesi sottratti dai mori più di trecento anni prima, per dar vita così al futuro regno del Portogallo.

Durante l’assedio passano da Lisbona i crociati, provenienti dal Nord e diretti in Terrasanta. Re Alfonso chiede loro aiuto nella conquista della città. Raimundo Silva, cedendo a un improvviso quanto inspiegabile impulso, aggiunge un “non” al testo originale.

I crociati “non” aiuteranno i portoghesi; mutando così di segno la storia ufficiale del Portogallo con un semplice tratto di penna. Convocato dalla direzione, Raimundo si trova di fronte non solo il direttore editoriale ma anche una funzionaria mai vista prima, la dottoressa Maria Sara, colpita e affascinata dal suo gesto temerario.

Anziché licenziarlo, lei lo incoraggia a scrivere una sua “Storia dell’assedio”, sfidandolo di fatto a tenere fede al “non” da lui aggiunto con tanta audacia. Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, il revisore accetta la sfida.

Potrei continuare all’infinto ma approfitto di queste ultime righe per rinnovare l’invito a partecipare alla cena letteraria che terremo il 27 aprile al Kursaal insieme ad Alessio Romano e alla sua Lisbona, parlando del libro “D’amore e Baccalà”.

A presto, scrivetemi dei vostri viaggi letterari a info@bibliodiversita.it

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