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Anche quest’anno i depuratori Ciip hanno funzionato bene, a testimoniarlo il consueto monitoraggio annuale. “Questo” – spiega il Presidente Alati – “è diventato ormai una prassi doverosa da parte di questa azienda, che reputa giusto divulgare essa stessa notizie sullo stato di salute delle nostre acque e non affidarle a terzi”.

Così, c’è da stare sicuri che il metodo usato sia rigoroso e scientifico, essendo questa un’attività utile anche all’azienda per pianificare gli interventi da fare e strettamente legata con il turismo.  

Depuratori Ciip, le analisi con il metodo di Cia Lab

Incaricata di effettuare le analisi è l’azienda Cia Lab che ha condotto gli esami nei mesi da maggio a luglio di dodici corsi d’acqua, ove sono presenti depuratori, ovvero: torrente Abula, torrente Ragnola, torrente Menocchia, torrente Tesino, fosso Rio, fiume Aso nel depuratore di Pedaso e Marina di Altidona, fiume Tenna, torrente Ete, fosso Campofilone, torrente Ragnola al depuratore di torre Palanca e fiume Tronto.  

Su ogni corso d’acqua sono stati effettuati ben cinque campionamenti, al fine di mettere nero su bianco l’impatto che i depuratori gestiti da Ciip aveva sui relativi corsi d’acqua.

Il metodo di analisi utilizzato, come spiegato dal Dott. Corradetti di Cia LAB, consiste nell’effettuare i prelievi sui corsi d’acqua prima, a monte, e dopo, a valle, del punto di immissione delle acque depurate.

Inoltre quest’anno si è fatto un sorta di crush test al fine di sondare l’efficienza dei depuratori anche in presenza di un aumento di portata idrica dovuto ad eventi atmosferici di natura piovosa. 

Questo metodo di ricerca ha permesso di valutare l’entità della pressione antropica a cui è sottoposto il corso d’acqua prendendo in considerazione gli indicatori di inquinamento più comuni e significativi che sono il contenuto salino, l’ammoniaca e le sostanze organiche ed i parametri microbiologici (per esempio, il livello di escherichia coli). 

I risultati del monitoraggio

Dunque tutto ciò si è concretizzato in dati precisi, che hanno dato grande soddisfazione all’azienda, la quale nel corso del 2017 ha effettuato circa 10.000 interventi di allacci volti a far confluire ai depuratori gli scarichi che prima erano irregolari.

Questo, che si è aggiunto all’attenzione che in questi anni è stata riservata al settore della depurazione ha fatto sì che tutti i corsi d’acqua monitorati presentassero parametri ben al di sotto del livello di rischio inquinamento. 

Tre i differenti livelli di rischio di inquinamento per le acque di balneazione che si sono delineati in base a questo studio, partendo da un rischio di inquinamento quasi inesistente dell’1%, per poi arrivare a un rischio apprezzabile del 10%, fino ad un rischio del 30% – in ogni caso basso, in termini di inquinamento. 

Alla prima classe di rischio è possibile ricomprendere il torrente Ragnola con i depuratori di Fonte Palanca e Rustichelli, il torrente Menocchia con il depuratore di Cupra Marittima, fosso Campofilone su cui scarica il depuratore di Marina di Campofilone ed il fiume Aso con i depuratori di Pedaso ed Altidona. 

Nella seconda classe di rischio c’è il torrente Tesino con il depuratore di S. Leonardo, fosso Rio con il depuratore di Lido di Fermo, il torrente Ete con il depuratore di Salvano, il fiume Tenna con il depuratore Basso Tenna ed il fiume Tronto su cui scarica il depuratore Brodolini. 

Nella terza classe di rischio c’è soltanto il torrente Albula sul quale scarica il depuratore di San Vincenzo, che comunque è interessato da scarichi occasionali e dallo scarso ricambio delle acque di mare in prossimità della foce. 

Dunque dei risultati di certo rassicuranti, “Ma questo non è un punto d’arrivo” avverte il Presidente “molti gli interventi migliorativi che sono in atto e molti gli investimenti per il futuro”

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