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Post sisma, nei paesi dell’entroterra fortemente colpiti dal terremoto si registra un forte spopolamento e un’emergenza lavoro che non dà segni di risollevamento: la spesa è crollata del 70% e gli agricoltori ed allevatori rimasti sono in difficoltà.

Post sisma, la manifestazione a Roma di Coldiretti

A tre anni dalle scosse di terremoto che hanno devastato ampie aree del Centro Italia, a Roma si è fatto il punto della situazione, in un grande mercato dei produttori terremotati allestito nella capitale: gli agricoltori hanno sottolineato che nelle zone del cratere è lontano il ritorno alla normalità.

La Coldiretti ha sottolineato, poi, che i pesanti ritardi della ricostruzione con le difficoltà abitative delle popolazioni locali e i problemi a far tornare i turisti in queste aree ha determinato un crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di ingenti sacrifici, sono riusciti a garantire, mantenendo una continuità produttiva. In effetti, la produzione delle principali tipicità, tra cui il ciauscolo, caratteristico salame spalmabile marchigiano, il pecorino del Sibillini, la patata gialla di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp, la cicerchia o la lenticchia di Castelluccio di Norcia Igp.

Post sisma, le aziende in difficoltà

Secondo i dati del censimento della Coldiretti, le aziende agricole e stalle in difficoltà sono circa 25 mila, tra i comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100 mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi.

Tra i settori più colpiti c’è quello dell’allevamento, ma in difficoltà si trovano anche le altre attività, a partire dall’agriturismo: per i dati Istat rielaborati da Coldiretti, sono 444 le strutture che operano in questo settore (42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria), per le quali la ripresa procede a rilento.

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