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La legge italiana è chiara: chi possiede armi, per difesa personale o da caccia, è responsabile del loro utilizzo e della loro corretta custodia, anche tra le mura domestiche.

Non si tratta certo di un obbligo mirato a penalizzare i possessori di armi, ma di una doverosa precauzione: fucili e pistole custoditi in modo poco sicuro possono facilmente cadere nelle mani di malintenzionati oppure essere utilizzati in modo improprio da minori o persone incapaci di adottare le dovute attenzioni.

Come mettersi in regola con quanto stabilito dalla legge per la custodia delle armi in casa? A cosa vanno incontro i contravventori? Per scoprirlo, prosegui nella lettura.

Come adempiere agli obblighi di legge

Chi detiene un’arma ha l’obbligo di adottare tutte le precauzioni necessarie per renderla inaccessibile al resto dei componenti familiari o ad eventuali intrusi, pena il rischio concreto di incorrere in denunce e processi per negligenza.

Le più recenti sentenze emesse dalla Corte di Cassazione in merito alla custodia delle armi in casa indicano che l’unica responsabilità a carico del proprietario di armi è quello di predisporre misure adeguate alla protezione delle stesse, rendendo virtualmente impossibile l’accesso a chi non è autorizzato.

Nella pratica, la legge non impone il ricorso a casseforti, armadi blindati o armadi portafucili. Tuttavia, questi particolari elementi di arredo, studiati proprio per la conservazione di pistole, fucili, munizione ed eventuali accessori, rappresentano la soluzione più pratica e sicura.

I vari modelli di armadi portafucili disponibili si differenziano per dimensioni, numero di vani, estetica e, soprattutto, per tipo di serratura adottata. A questo proposito, è necessaria una precisazione: le stesse sentenze sopra citate indicano che tra le responsabilità del detentore delle armi rientra anche quella di conservare in un luogo sicuro e non facilmente accessibile l’eventuale chiave e/o il codice numerico per l’apertura dell’armadio portafucili.

Agli obblighi relativi alla corretta custodia si aggiungono naturalmente quelli circa la regolare denuncia di tutte le armi possedute (in un numero che in ogni caso non può eccedere quanto stabilito dal provvedimento del 14 settembre 2018).

I controlli delle forze dell’ordine e le sanzioni previste

Non osservare le dovute attenzioni nella conservazione di armi da caccia o per la difesa personale può avere conseguenze molto onerose. In primo luogo, la legge prevede sanzioni pecuniarie che possono oscillare tra i 200 ed i 2.000 euro, sulla base di fattori quali il numero e la tipologia di armi possedute e la gravita delle irregolarità riscontrate. Nei casi più gravi, inoltre, è prevista anche la reclusione, con pene che possono oscillare tra uno e tre mesi.

Il compito di effettuare i controlli a campione sui possessori di armi da fuoco è affidato alle Forze dell’Ordine e, più in particolare alla Polizia Giudiziaria. A questo organo dello stato, come viene descritto nell’art. 55 primo comma del Codice di Procedura Penale e nell’art. 38 comma 3 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, spetta la possibilità di effettuare verifiche senza preavviso.

Gli italiani e le armi: i numeri ufficiali sulla diffusione di pistole e fucili

Quanti armi da fuoco sono legalmente detenute dai cittadini italiani?

I dati ufficiali, forniti dal Censis, sono aggiornati solamente al 2017, ma indicano un numero di italiani regolarmente in possesso di regolare porto d’armi pari a circa 1,4 milioni. Si tratta di un dato senza dubbio elevato, soprattutto considerando che questa stima esclude militari e Forze dell’Ordine e non tiene conto del notevole trend di crescita registrato negli ultimi anni per quanto riguarda le richieste di porto d’armi.

Poche le certezze quando invece si considera il numero complessivo di armi da fuoco che i cittadini italiani custodiscono tra le mura di casa: il dato, in questo caso, oscilla molto a seconda della fonte presa in esame, tuttavia, pistole e fucili “domestici” (detenuti sia in modo legale che illegale) ammonterebbero a circa 7/12 milioni di unità.

Custodia delle armi: le leggi di riferimento

In tema di custodia delle armi da parte dei privati, le leggi italiane di riferimento risalgono alla metà degli anni Settanta.

In particolare, a regolare per la prima volta il tema è l’art. 20 della legge 110 del 1975, all’interno del quale viene specificato che “la custodia delle armi (…) deve essere assicurata con ogni diligenza nell’interesse della sicurezza pubblica”. La mancanza di indicazioni precise riguardo agli accorgimenti pratici da adottare, nel corso del tempo, non ha mancato di generare confusione nel possesso di armi. Ancora oggi, sono le diverse sentenze emesse dalla Cassazione “a fare legislatura” indicando le linee guida comunemente adottate per conservare in sicurezza pistole, fucili e munizioni tra le mura di casa.

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