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Area Vasta 5, il 23 gennaio si è svolto un incontro, presso l’Ospedale di San Benedetto del Tronto, tra la Regione Marche, rappresentata dall’onorevole Camilla Fabbri, l’Asur Marche nelle persone del neodirettore Generale Nadia Storti e del Direttore dell’Area Vasta 5 Cesare Milani e le Organizzazioni Sindacali Confederali, dei pensionati e di categoria pubblico impiego di CGIL CISL e UIL di Ascoli Piceno.

L’incontro, come ribadito dalla Storti, avvia un percorso in discontinuità col passato, finalizzato ad un maggior coinvolgimento delle rappresentanze sociali del territorio nell’individuazione dei bisogni e delle criticità nell’ambito sanitario dell’Area Vasta e nelle scelte per il loro superamento.

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Area Vasta 5, le criticità

Le Organizzazioni Sindacali hanno ribadito quanto già evidenziato nel documento presentato ad un incontro analogo svoltosi nel giugno 2019, evidenziando che da allora nulla è stato fatto rispetto alle problematiche allora rilevate.

Le OOSS hanno nuovamente sottolineato che il sistema sanitario dell’AV5 ha l’urgenza di garantire un sistema pubblico di qualità dei servizi e dei livelli assistenziali che possa rispondere ai molteplici e diversi bisogni dei cittadini attraverso il potenziamento della dotazione di unità operative, servizi, attività specialistiche e diagnostiche in ciascun presidio ospedaliero e supportare un adeguato sistema di emergenza o urgenza. In particolare è stata riaffermata l’esigenza primaria di superare il disequilibrio tra l’area ascolana e gli altri territori marchigiani in merito alla distribuzione delle risorse. La definizione dei budget assegnati alle Aree Vaste, infatti, non tiene conto della mobilità attiva (circa il 45% dell’intera regione) né del forte incremento di popolazione del periodo estivo che si registra nell’AV5; ne deriva che i servizi ed il personale sono strutturati per una utenza non corrispondente a quella reale.

Un ulteriore penalizzazione, spiegano le Organizzazioni Sindacali, è rappresentata dalla macroscopica differenziazione con le altre Aree Vaste relativamente al numero di posti letto post acuzie ed in particolare di quelli di RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), una carenza storica che negli anni è aumentata invece di diminuire, nonostante il crescente fabbisogno correlato all’aumento della popolazione anziana. Ulteriori criticità sono state individuate in relazione al servizio di Pronto Soccorso e liste di attesa che, nel periodo estivo ma non solo, necessitano di un’organizzazione del servizio garantita superando la carenza cronica di personale sanitario e la dotazione di strutture e strumentazione adeguate.

Area Vasta 5, le inadempienze della Regione

E’ stata inoltre rappresentata l’inadempienza della Regione in relazione ad una seria programmazione per la salute territoriale con l’attivazione delle case della salute, l’assistenza domiciliare, il presidio delle aree interne, così come analoga priorità assume il
rafforzamento dell’attività di prevenzione con riorganizzazione dei servizi e una dotazione di risorse adeguate economiche e di personale con particolare attenzione alla crescente attività edilizia post sisma. Il ruolo, la carenza e i prossimi pensionamenti dei Medici di medicina generale, il cui coinvolgimento è fondamentale all’attività di prevenzione e al contenimento dell’attività impropria degli ospedali, incide fortemente sulla possibilità di garantire sanità e servizi territoriali diffusi.

Rispetto al personale è stato ribadito, oltre alla urgenza di coprire il turn over e stabilizzare il personale precario (ruolo sanitario e amministrativo), il problema della disparità di trattamento tra dipendenti che svolgono le medesime funzioni rispetto al quale risulterebbe non più procrastinabile l’unificazione dei fondi di comparto e della dirigenza.

Infine, “il progetto futuro di sanità di territorio non può avere risposta esclusiva in termini di nuova edilizia ospedaliera legata all’individuazione dell’area ma necessita di una visione più ampia in termini di livelli di specializzazione, servizi e integrazione territoriale che garantiscano una reale eccellenza del nostro sistema sanitario”, concludono le OOSS.

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