Articolo
Testo articolo principale

Emergenza Coronavirus, dopo l’importante decisione sulla chiusura delle scuole, il Consiglio dei Ministri ha deciso di rinviare il referendum sul taglio dei parlamentari, previsto per domenica 29 marzo, sine die, cioè a data da destinarsi.

Il referendum subirà quindi uno slittamento, probabilmente a maggio, secondo alcuni in concomitanza con la elezioni regionali che si terranno in diverse regioni. Il rinvio è dovuto alla volontà di garantire ai cittadini un’informazione adeguata sul tema e di assicurare alle forze politiche la possibilità di effettuare una efficace campagna elettorale.

Leggi anche: Valle Castellana: il Coronavirus non ferma il referendum.

Referendum sul taglio dei parlamentari, il rinvio

Il Consiglio dei Ministri ha tempo fino al 23 marzo per decidere la futura data dello svolgimento; è stato lo stesso Conte a sottolineare che, ad oggi, non esiste una nuova data sicura, si sa solo che slitterà al mese di maggio, tra il 10 e il 31. Infatti, dopo il via libera alla richiesta del referendum da parte della Cassazione, si hanno 60 giorni di tempo per convocare il Consiglio dei Ministri, che a sua volta deve fissare la data della consulta popolare. Essendo stato dato il via libera il 23 gennaio scorso, il Consiglio dei Ministri deve essere convocato nuovamente entro e non oltre il 23 marzo. La legge stabilisce, dunque, che il referendum possa essere fissato tra il 50° e il 70° giorno successivo all’indizione.

“Lo abbiamo deciso allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata“, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. In più, le motivazioni sono anche economiche: “Siamo in una situazione di grave emergenza economica e stiamo cercando di recuperare ogni euro disponibile. Non possiamo permetterci che il referendum sia un costo aggiuntivo. Cercheremo di ottenere l’accorpamento di tutte le date, da qui a giugno, in un’unica data”, ha spiegato il capo politico del Movimento Cinque Stelle Vito Crimi, sostenitore dell’accorpamento alle regionali, in una conferenza stampa al Senato.

Una delle ipotesi è abbinare il referendum alle elezioni regionali e amministrative; tra gli oppositori, il gruppo di Forza Italia, che crede che il risultato risulterebbe falsato a livello territoriale.

Referendum sul taglio dei parlamentari, di cosa si tratta

La consultazione referendaria che era fissata per il prossimo 29 marzo chiamava gli italiani a scegliere se portare i seggi della Camera da 630 a 400 (- 230 poltrone) e del Senato da 315 a 200 (- 115 poltrone).

L’iter referendario è stato promosso dal Movimento Cinque Stelle; le poltrone in meno previste, tra Camera e Senato, nel totale sono 345, con un risparmio preventivato di 100 milioni di euro lordi l’anno.

Per le voci contrarie, il risparmio sarebbe non rilevante rispetto alla totalità della spesa pubblica e la diminuzione dei posti andrebbe a diminuire la rappresentatività popolare dei territori.

Leggi anche: Coronavirus, cosa contiene il decreto Conte: Italia ferma fino a metà marzo.

TAG: , , ,