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Coronavirus, il Professor Sergio Romagnani, Professore Emerito dell’Università di Firenze e già Professore di Immunologia Clinica e Medicina Interna, ha divulgato gli esiti dello studio compiuto sugli abitanti di Vo’

Nel paese è stato compiuto il tampone per la ricerca del Covid-19 a tutti gli abitanti, che sono circa 3000 persone. Dai risultati delle analisi, è stato dimostrato che la maggioranza delle persone infette, tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica, ma rappresenta comunque una fonte di contagio formidabile.

A Vo’ con l’isolamento dei soggetti infettati il numero totale dei malati è sceso da 88 a 7 (almeno 10 volte meno) nel giro di 7-10 giorni. Interessante è notare che l’isolamento dei contagiati (sintomatici o non sintomatici) non solo risultava capace di proteggere dal contagio altre persone, ma appariva in grado di proteggere anche dalla evoluzione grave della malattia nei soggetti contagiati, perché il tasso di guarigione nei pazienti infettati, se isolati, era nel 60% dei casi pari a soli 8 giorni .

“Si potrebbe obiettare che i costi di un numero elevato di tamponi, nonché le difficoltà di ordine tecnico che ne derivano siano state le motivazioni addotte per sconsigliare finora questa strategia a livello di politica sanitaria nazionale, scegliendo quella di effettuare il tampone solo alle persone fortemente sospette a causa della loro sintomatologia. Ma i costi, valutati in termini di vite salvate, di numeri molto inferiori di soggetti che richiedono i costi ed i rischi di una terapia intensiva, ed anche in termini economici, sarebbero alla fine enormemente inferiori a quelli legati alla esecuzione di un numero di tamponi molto maggiore di quello attualmente effettuato. Del resto risultati similari stanno arrivando in questi ultimi giorni dall’uso di una simile strategia nella Corea del Sud”, fa notare Romagnani.

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Coronavirus, i risultati dello studio del caso Vo’

I dati raccolti con lo studio del caso Vo’ forniscono due informazioni importantissime: fanno emergere che la percentuale delle persone infette, anche se asintomatiche, nella popolazione è altissima e rappresenta la maggioranza dei casi soprattutto, ma non solo, tra i giovani e che l’isolamento degli asintomatici è essenziale per riuscire a controllare la diffusione del virus e la gravità della malattia.

“Alla luce di questi dati straordinari, è evidente che le attuali politiche di contenimento del virus devono essere riviste. Risulta infatti assolutamente fondamentale per bloccare la diffusione del virus identificare il più alto numero possibile di soggetti asintomatici che sono fonte importante della malattia e di identificarli il più precocemente possibile”, scrive il Professor Romagnani.

“La prima considerazione che scaturisce da questa esperienza è che l’attuale modalità nazionale e quindi anche della nostra regione di affrontare il problema della infezione da Covid-19 (fare tamponi solo alle persone sintomatiche) è l’opposto di quello dovrebbe invece essere fatto. Infatti, adesso che il virus circola ampiamente non è più così importante fare il tampone ai soggetti sintomatici. Tutti coloro che presentano febbre, tosse e sintomi respiratori dovrebbero comunque essere posti in isolamento o essere trasportati in ospedale e curati in modo appropriato alla loro sintomatologia e tutti coloro che sono stati esposti a questi soggetti dovrebbero comunque stare in isolamento”, continua Romagnani.

Coronavirus, le misure da adottare secondo lo studio

Secondo Romagnani, dunque, “Quello che però sembra adesso cruciale nella battaglia contro il virus è cercare di scovare le persone asintomatiche ma comunque già infettate, le quali hanno una maggiore probabilità di contagiare visto che nessuno le teme o le isola. Questo è particolarmente vero per categorie come i medici e gli infermieri che essendo esposti al virus sviluppano frequentemente un’infezione asintomatica continuando a veicolare l’infezione tra loro e ai loro pazienti”. In molte regioni infatti, sia italiane che internazionali, si sta infatti decidendo di non fare più il tampone ai medici e agli infermieri a meno che non sviluppino sintomi, ma alla luce dei risultati dello studio di Vo’, “questa decisione può essere estremamente pericolosa; gli ospedali rischiano di diventare zone ad alta prevalenza di infettati in cui nessun affetto è isolato. Il rischio di contagio per i pazienti e tra colleghi rischia di diventare altissimo ed esiste anche il rischio di creare delle comunità ad alta densità virale che sono quelle che, secondo lo studio di Vo’, favoriscono anche la gravità del decorso della malattia”.
 
La conclusione secondo questo studio: è essenziale estendere i tamponi alla maggior parte della popolazione, in particolare alle categorie a rischio (cioè esposti a contatti multipli), isolando i soggetti positivi al virus ed i loro contatti, anche se asintomatici, quanto più precocemente possibile. In particolare, è d’obbligo fare i tamponi a tutti coloro che hanno una elevata probabilità di trasmettere il virus, specialmente se vivono in comunità chiuse e con contatti molteplici e ravvicinati. Infine, è importante che tutti i soggetti a rischio indossino le mascherine, non tanto per proteggere se stessi dall’infezione, ma piuttosto per proteggere gli altri da se stessi, anche quando non presentano sintomi.

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