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Camera di Commercio Marche, nel clima di emergenza sanitaria che sta attanagliando il paese sono state individuate le priorità: garantire la liquidità a piccole e medie imprese e favorire l’incontro tra queste ultime e aziende produttrici di dispositivi di protezione individuale, come ad esempio mascherine, instaurando un virtuoso interscambio produttivo e assicurando la sicurezza sul luogo di lavoro a tutti coloro che sono costretti ad uscire di casa poiché lavorano in comparti che non contemplano forme di lavoro agile.

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Camera di Commercio Marche, le misure contro il Coronavirus

“In questa fase più emergenziale e convulsa tra gli ambiti di intervento legati alla produttività  che maggiormente ci coinvolgono come Camera di Commercio c’è, oltre alla preoccupazione per tutti i comparti, commercio, manifattura e artigianato, la partita della liquidità delle imprese per fare fronte ai pagamenti urgenti (lavoratori e fornitori in primis)” spiega il Presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini:“la moratoria voluta da ABI ai finanziamenti delle MPMI è solo un primo passo. Le banche nei giorni scorsi hanno avuto soldi a tassi ridicoli dalla Bce: vanno messi a disposizione delle imprese, anche quelle che oggi hanno posizioni passive, evitando che sia messa a rischio la valutazione della loro affidabilità e dunque senza clausole di vincolo per indebitamento futuro (le cd forbearance) che poi portano a rifiuto del credito, e senza che peggiorino i tassi di interesse”.

La Camera di Commercio delle Marche si sta adoperando per favorire il collegamento domanda e offerta tra realtà d’impresa che producono presidi di protezione sanitaria (le ormai famose mascherine) e quelle che, ancora aperte, hanno difficoltà a lavorare perché i propri dipendenti ne sono sprovvisti e non possono operare in sicurezza, “pertanto stiamo operando, in collegamento con Regione Marche e Associazioni di Categoria, una ricognizione di queste imprese, considerando anche quelle di comparti diversi (ad esempio il tessile) che potrebbero riconvertire la propria produzione in quella prevista dal codice ATECO 32.50.11. Obiettivo è la messa in sicurezza di chi, tra mille difficoltà, sta continuando a fare andare avanti l’economia”.

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