Articolo
Testo articolo principale

Lungo un percorso non consueto, differente dalle solite escursioni che si possono fare, ad esempio, nei Sibillini, nel lato acquasantano del comprensorio del Monte Ceresa esiste un affascinante itinerario che, partendo dall’abitato di Tallacano, attraversa un canyon chiamato La Tassinara, ma meglio conosciuto con il nome di Sasso Spaccato, e conduce a una grotta abbandonata dove, oltre a una piccola cascata naturale, è possibile scorgere numerosi resti di abitazioni: la Grotta del Petrienno.

 

Vista sulla Montagna dei Fiori

 

Leggi anche: L’eremo di San Marco e la grotta del Beato Corrado

La storia di Sasso Spaccato e come raggiungerlo

Tallacano è un suggestivo borgo, dal sapore medievale, dove le antiche abitazioni si stringono le une alle altre. L’origine del paese è piuttosto controversa: alcuni la attribuiscono addirittura ad epoca romana, altri alla nobile famiglia ascolana dei Tagliacane. Poco distante da Tallacano, imboccando un sentiero sulla sinistra appena superato il paese, in circa mezz’ora di cammino si arriva alla chiesa di San Pietro e, poco più distante, a Sasso Spaccato, una profonda fenditura nella montagna che appare come un netto e deciso taglio nella roccia, contornata da un fitto bosco di castagni.

 

San Pietro

 

Sulle pareti della spaccatura si trovano, ancora oggi, incisi nomi e piccole croci, a riprova del fatto che questo luogo, in tempi poi non molto remoti, fosse deputato a cimitero; si pensa che gli ultimi morti siano stati seppelliti lungo il canyon a seguito di una delle epidemie di colera di fine Ottocento. Solo in seguito, con la costruzione della chiesa di San Pietro, si è iniziato ad utilizzare l’ossario per seppellire i defunti del paese, usanza andata avanti fino alla metà degli anni Venti dello scorso secolo.

 

Iscrizioni Sasso Spaccato

 

La storia della Grotta del Petrienno e come raggiungerla

Per arrivare alla Grotta del Petrienno, invece, si deve attraversare un fosso, il Fosso del Petrienno appunto, dove vive il gambero di fiume e dove, lungo le rive, è possibile incontrare resti di abitazioni addossate alle pareti di arenaria, preludio a ciò che si incontrerà alla fine del percorso.

 

Cascatella della Grotta del Petrienno

 

La grotta è larga circa 60 metri e profonda circa 15, con un’altezza che si aggira intorno ai 10 metri: diversi resti di edifici rurali in mattoni sono ancora visibili, prima usate come vera e propria abitazione, poi come ricovero per il bestiame e completamente abbandonati solo da qualche decennio. Da quel che ne rimane si può osservare che le strutture, in genere, erano a due piani: il piano terra era utilizzato come riparo per gli animali, mentre il soppalco superiore per l’essiccazione delle castagne o il deposito del fieno, qualora la struttura non fosse destinata ad uso abitativo umano. Il luogo fu anche un riparo per i soldati americani durante la Seconda Guerra Mondiale, e sarebbero stati loro ad aver lasciato alcune delle incisioni visibili sulle rocce.

 

Ruderi Grotta del Petrienno

 

Leggi anche: Appennino perduto, un gioiello da riscoprire

TAG: , , ,