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Parco Nazionale dei Monti Sibillini, maggio, si sa, è il mese delle nascite e del totale risveglio della natura, durante il quale la vita animale e vegetale torna ad esplodere e si svela in tutto il suo splendore.
 
Proprio per questo motivo, è importante non interferire con il suo corso ma entrare a farne parte in maniera armoniosa, con alcuni piccoli accorgimenti, come non strappare fiori (pensiamo alle orchidee: fiori strani e vistosi dalla vita breve. Quanto adornano meglio un prato montano rispetto ad un vaso nelle nostre case, dove sono destinate ad appassire nel giro di poche ore?) ed evitare di toccare le cucciolate di mammifero, anche se potrebbero sembrarci abbandonate dalla madre: in realtà non è così e al suo ritorno la mamma, percependo odore umano sui suoi piccoli, potrebbe rifiutarli.
 
 

Parco Nazionale dei Monti Sibillini, le nascite del mese di maggio

Nel mese di maggio si concentrano i parti di almeno quattro mammiferi: il camoscio appenninico, il lupo, il cervo e il capriolo. Può quindi capitare, agli escursionisti più fortunati, di imbattersi nei piccoli di alcuni ungulati selvatici, soprattutto di capriolo. I loro piccoli, come per altre specie di ungulati selvatici, nei primissimi giorni di vita vengono lasciati soli, adagiati e nascosti nella vegetazione, in attesa che le madri li raggiungano, a cadenze regolari, per l’allattamento. Il comportamento della madre, che a noi può sembrare incomprensibile è in realtà un adattamento, premiato dalla Natura, alla presenza di predatori. Se le femmine dopo il parto rimanessero costantemente vicino ai piccoli finirebbero con l’attirare i predatori mettendo in serio pericolo i nuovi nati ancora non capaci di fuggire. Un comportamento simile è tenuto anche da altri mammiferi, come la lepre, ma anche da alcune specie di uccelli in particolare dai rapaci notturni.
 
Si raccomanda quindi di non toccare, non accarezzare e non raccogliere i piccoli di questi animali; anche una sola carezza trasferirebbe su di loro odori che le loro madri potrebbero percepire come una minaccia, ponendo il piccolo nella effettiva possibilità che venga abbandonato. Stessa raccomandazione vale per chi dovesse rinvenire quindi pulli di rapaci o di altri uccelli: accertato che non siano feriti o che non si trovino in evidente stato di difficoltà, il gesto più rispettoso che possiamo avere nei loro confronti è il lasciarli dove si trovano.
 

 
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