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Sisma, l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e l’Università di Perugia hanno evidenziato l’esistenza di un legame tra la CO2 disciolta nell’acqua delle falde appenniniche e i terremoti: l’anidride carbonica, infatti, avrebbe mostrato massima concentrazione in occasione degli episodi sismici più violenti, come quello di L’Aquila del 2009 o quello del 2016.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances.

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Sisma, la correlazione con l’anidride carbonica

L’Ingv e l’Università di Perugia evidenziano, quindi, l’esistenza di un legame tra i terremoti appenninici e l’anidride carbonica presente nelle falde acquifere: gli esami degli ultimi 10 anni mostrano che la CO2 raggiunge la massima concentrazione in occasioni di violenta attività sismica.

Tale scoperta è stata fatta a seguito dello studio dei dati geochimici e geofisici raccolti raccolti dal 2009 al 2018. Tuttavia, ancora non è chiaro se è la CO2 ad annunciare il sisma: “Per quanto le relazioni temporali tra il verificarsi di un evento sismico e il rilascio di CO2 siano ancora da approfondire in questo studio ipotizziamo che l’evoluzione della sismicità nella zona appenninica sia modulata dalla risalita del gas che deriva dalla fusione di porzioni di placca che si immergono nel mantello”, spiega Giovanni Chiodini, ricercatore dell’Ingv e coordinatore della ricerca.

L’anidride carbonica prodotta in profondità favorirebbe la formazione di serbatoi ad alta pressione nella crosta terrestre: secondo i ricercatori, quindi, la sismicità in zone montuose “potrebbe essere correlata alla depressurizzazione di questi serbatoi e al conseguente rilascio di fluidi che, a loro volta, attivano le faglie responsabili dei terremoti”.

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