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Violenza sulle donne: il 2020 ha sicuramente rappresentato un anno difficile per il genere femminile, come sottolineano Mirella Gattari, presidente Cia Marche, e Donatella Manetti, presidente Donne in Campo Marche, che proseguono: “L’anno che si sta chiudendo, tra le molte ombre e le poche luci che lo hanno percorso, annovera tra i problemi irrisolti quello della violenza contro le donne. Il fenomeno, anzi, continua a crescere e rappresenta un vero e proprio macigno sulla via che ci dovrebbe portare al conseguimento della parità di genere. Ancora oggi è una delle più diffuse violazioni dei diritti umani, senza limiti geografici, economici, culturali o sociali; ciò rende evidente che questa odiosa forma di violenza non viene intercettata, a volte negata, le sue dinamiche restano invisibili all’interno delle famiglie, delle coppie, delle coscienze, fino allo scoppio del dramma”.

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Cia Marche: ancora lontani dalla parità di genere

“La violenza sulle donne è una brutalità dentro e fuori la famiglia è un atto meschino innescato da antiche logiche di disuguaglianza sociale o di sopraffazione di genere. Un atto ignobile che troppo spesso passa inosservato, considerato accettabile o minimizzato. Non solo violenza fisica, ma anche psicologica: una parola può ferire più profondamente di una percossa. La violenza sulle donne è il seme della barbarie che dobbiamo estirpare dall’umanità. Educare all’uguaglianza di genere può essere il primo e fondamentale passo per eliminare la violenza sulle donne”, proseguono Gattari e Manetti.

E proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre, Mirella Gattari e Donatella Manetti sottolineano come “Questa Giornata deve servire anche a diffondere questa consapevolezza e a difendere tutte le donne vittime di una mentalità retriva che sfocia nella violenza. La Cia lotta ogni giorno per questi valori a fianco delle proprie donne, le quali, spesso, riescono a realizzare con la propria sensibilità ed il proprio vivido intelletto, quella multifunzionalità agricola sempre più volano di ecosostenibilità”.

“Le lotte contro la violenza, per il cibo, per la sovranità alimentare e per i diritti delle donne sono impegni che chiunque viva su questa terra deve abbracciare per rendere il mondo un posto migliore”, concludono.

Uici Marche: bisogna unire le forze contro la violenza sulle donne

Stefania Terrè, vicepresidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti delle Marche, ricorda ancora con un misto di rabbia e di paura un episodio che rimarca quanto la disabilità, lieve o grave che sia, costituisca un ostacolo a volte insormontabile per chi cerca di difendersi da qualsiasi tipo di aggressione, sia fisica che psicologica. “Il contrasto alla violenza di genere deve avere un fronte comune. E in occasione del 25 novembre di questo 2020 tanto complesso vorrei lanciare un appello a tutti gli uomini e le donne che lottano e manifestano contro questo tipo di violenza: facciamolo insieme. Uniamo le forze affinché a parlare sia una voce unica che abbracci anche il mondo della disabilità”, sottolinea Terrè.

“I numeri nazionali della violenza domestica, in particolare quella psicologica, sulle persone con disabilità sono allarmanti. A rendere il tutto ancora più grave è il fatto che nella maggior parte dei casi chi esercita violenza su una donna con disabilità è un familiare o comunque una persona tra quelle che dovrebbero prendersi cura di lei. Le ferite che ne conseguono segnano l’identità e l’immagine di sé, oltre che la fiducia negli altri. Ecco che la presenza di servizi o interventi di supporto a livello territoriale diventa di vitale importanza. Come di fondamentale importanza è che la donna vittima di volenza si rivolga a figure competenti per cercare aiuto, abbattendo ogni forma di stereotipo o tabù”, spiega Chiara Spinaci, psicologa e psicoterapeuta in formazione, dell’Irifor Marche.

Il racconto di Stefania Terrè

Stefania Terrè lascia un racconto a testimonianza di un fatto realmente accaduto: “A 26 anni non avevo ancora perso del tutto la vista. Quel giorno, all’uscita dall’ufficio, avevo preso il solito bus per andare a lezione di danza. Dal sedile dietro al mio sento arrivare un chiaro odore di alcol, il rumore di un sacchetto della spesa e una voce molto vicina che mi sussurra all’orecchio ‘Sei bellissima’. Il tono mi gela e il viaggio sembra non finire più. Finalmente arriva la fermata, scendo, ma il rumore del sacchetto è ancora troppo vicino: è sceso anche lui. Accelero il passo e sento che lui fa lo stesso. Il cuore batte a mille perché per strada non c’è nessuno e io non vedo abbastanza per mettermi a correre. Cerco di arrivare più in fretta che posso al cantiere che precede lo stabile della palestra: ci sono al lavoro quattro o cinque operai che ogni volta, quando passo, mi urlano ‘ciao bella! Vieni qua! Vieni qua!’ ridendo tra loro. Cerco sempre di ignorarli, ma questa volta penso che le loro attenzioni siano il male minore. E infatti è così. Arrivata al cantiere gli operai iniziano a chiamarmi e il rumore del sacchetto improvvisamente si fa distante. Col fiato corto mi infilo in palestra. Sono sollevata ma il disagio e la paura di quei momenti mi resteranno addosso per parecchio tempo. Anche quel breve viaggio tra casa e palestra diventa un problema da superare”.

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