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Rapporto Censis 2020: ai tempi del Covid-19, i cittadini italiani si dichiarano impauriti e disposti a cedere la propria libertà in cambio della salute. E’ quanto risulta dal “Rapporto Censis 2020”, giunto alla sua 54^ edizione.

Nel 2017 c’era l’Italia del rancore, nonostante il nostro Paese vivesse una fase di ripresa economica, con la politica che inseguiva il consenso sui social network; il 2018 era l’anno di un’Italia che si confrontava col sovranismo e con l’aumento dei flussi migratori; il 2019, invece, era l’anno di un’Italia incerta e ansiosa, vittima della sfiducia.

Rapporto Censis 2020: ai tempi del Covid-19, italiani disposti a cedere la libertà in cambio della salute

Secondo il 54° Rapporto annuale del Censis, sulla situazione sociale del Paese, l’Italia è una “ruota quadrata che non gira”. Il 2020 è stato l’anno della paura nera, l’anno “in cui il Covid-19, un virus vero, sembra aver innescato una paura più generale, quella del futuro, costringendo gli italiani in un tunnel, da cui ancora non si riesce a vedere la luce, a dispetto delle rassicurazioni che piovono ogni giorno. Una paura che ha quasi ‘convinto’ gli italiani a ritenere che sia meglio essere sudditi che perdere la vita, ovvero è meglio accettare una vita a sovranità limitata, ad autonomia limitata”.

Esiste, comunque, un possibile spiraglio: l’auspicio è che il “sisma” sanitario ed economico spinga la società a spazzare via quella soggettività egoistica, che ha contraddistinto il comportamento di molti italiani, negli scorsi decenni.

Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), nel 2020, ci consegna un quadro preoccupante del Paese. La pandemia di Coronavirus, quest’anno, è arrivata in modo silenzioso e subdolo, portando degli imprevisti cambiamenti nelle abitudini. L’incertezza nei numeri e le tante difficoltà, inoltre, hanno introdotto negli italiani l’idea che ci dovesse essere una sovracapacità d’intervento dello Stato. “In effetti – dice il Censis – il Paese ha affidato alla responsabilità politica il compito di affrontare l’immediato, di farlo velocemente e con coraggio, di intervenire attraverso le ordinanze di protezione civile, i decreti della Presidenza del Consiglio, ed anche attraverso la compressione delle libertà civili”.

La realtà di oggi impone di “prendere atto che il Paese si muove in condizioni a troppo alto rischio, per non presupporre una nuova e sistemica azione della mano pubblica: non per riparare i guasti, ma per ripensare il Paese, per cogliere l’occasione di immaginarlo di nuovo, per non rinchiudere la nostra società in una cultura del sussidio e del respiro breve“.

Per rimettere in sesto l’economia italiana e rimettere insieme una società smarrita, occorrono interventi concreti e in profondità. Il velo è ormai “squarciato”, le sicurezze si dissolvono, emergono alcune contraddizioni di fondo.

Ma quali sono i possibili interventi da effettuare? “Occorre – dice il Censis – una selezione degli ambiti d’intervento. A cominciare dal sistema delle entrate: un nuovo schema fiscale, nel quale tutti gli elementi della tassazione sono costretti a una discontinuità, fino a ieri non immaginabile. La riduzione, generalizzata e indistinta, delle tasse e dei prelievi fiscali non appare un obiettivo coerente, non almeno nel breve periodo, con la dimensione del debito pubblico e con gli impegni a sostegno del reddito e della crescita assunti dal Governo”.

Un altro ambito importante di intervento, è quello di un ridisegno del sistema industriale e un ripensamento della qualità degli investimenti (a sostegno della produzione, dell’innovazione, delle esportazioni).

Secondo il Censis, per uscire dalla crisi (sanitaria, economica e sociale) l’Italia deve sfruttare una gamma di potenzialità finora non espresse, che possono rivelarsi una grande forza per seguire traiettorie di sviluppo e di crescita economica.

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