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Imprese Marche, si è svolta questa mattina la conferenza sul rapporto sull’artigianato marchigiano e la piccola e media impresa presentando anche i dati dell’Osservatorio Trend Marche. Durante il convegno sono state evidenziate le prospettive e le varie strategie per la ripartenza e uscire dalla crisi economica data prima dal terremoto del 2016 e poi dall’emergenza sanitaria.

Il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha  affermato che “La nostra regione deve guardare avanti, non possiamo pensare di sopravvivere senza mettere in campo delle azioni concrete e anche se i dati parlano di una situazione drammatica,  dobbiamo avere risorse per ripartire per la crescita, la tutela e la dignità del nostro territorio”.

Imprese Marche, servono aiuti economici e risposte chiare 

Le imprese del nostro territorio sono rimaste duramente colpite dalle conseguenze economiche derivanti dal post- sisma e dall’emergenza covid, che hanno determinato ingenti perdite di fatturato e modificando radicalmente le abitudini di tutti in special modo dei nostri lavoratori. Un clima di incertezza e instabilità che determina le scelte delle varie aziende e imprese soprattutto dal punto di vista dei consumi e degli investimenti. 

Potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default nel 2021, di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid. Se va male saranno 4.100 a non superare i prossimi dodici mesi, di cui 2 mila a causa della crisi pandemica. Cna e Confartigianato Marche hanno presentato l’Osservatorio “Trend Marche”, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Uno scenario allarmante quello delle imprese a rischio default, che in Italia saranno tra 113 e 145 mila. Il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 imprese attive mentre gli occupati, ad Ottobre 2020, erano diminuiti di 34.540 unità.

Le imprese sono diminuite soprattutto in agricoltura (-577) e nel commercio (-558). Più contenute le perdite nel manifatturiero (-296 di cui 164 concentrate nel calzaturiero).È pesante il tributo alla crisi dell’artigianato che perde 548 imprese.Sul territorio regionale, le perdite più consistenti, ci sono state ad Ancona (-504) e a Macerata (-413). In controtendenza l’ascolano, con un aumento di 36 imprese attive. Per quanto riguarda la forma giuridica, continua la fuga dalle imprese individuali (-2019) e aumentano le società di capitale (+847) che sono ormai il 20,9 per cento delle aziende marchigiane in attività.

Secondo il Presidente Confartigianato Imprese Marche, Giuseppe Mazzarella “per far fronte a questa crisi, serve liquidità e la sburocratizzazione delle varie procedure. E questi aiuti devono essere dati da tutti”. Anche secondo il Vice Presidente della Regione, Mirco Carloni, le nostre imprese non possono più permettersi incertezze ma anzi “dobbiamo scendere in campo per togliere questo clima così teso e difficile e i nostri intermediari devono sostenere le nostre imprese. Qui, troppi sono venuti a prendere e pochi sono venuti a dare”.

Il Presidente della Cna Marche, Gino Sabatini ha ribadito che “L’Osservatorio Trend Marche è l’unico in Italia che va ad analizzare la situazione delle piccole e medie imprese. Per uscire da questa crisi, dobbiamo ripartire tutti insieme per creare nuovi posti di lavoro, creare nuovi cantieri e lo faremo anche grazie alla presenza delle banche e le associazioni di categoria ( Cna, Cionfartigianato, Confindustria e Confcommercio), una vera e propria eccellenza per il nostro territorio. Sarà importante accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 per cento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato. Per tornare a crescere, occorre investire con forza sulle imprese e sui territori. Cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Next Generation Eu, dai Fondi strutturali europei e dal Bilancio regionale. Finanziamenti che devono servire ad aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare opportunità per le imprese marchigiane e posti di lavoro, favorendo lo sviluppo dei territori duramente colpiti dal Covid. Zone, in molti casi, già piegate dal terremoto”. 

Tra i diversi attori coinvolti anche le Università. “i ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati peggiori per i ricavi dall’estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per la imprese manifatturiere e del 58,3 per cento per i servizi. Calano solo dell’1,1 per cento gli investimenti nelle costruzioni ” ha spiegato Ilario Favaretto, dell’Università Carlo Bo di Urbino.

Gian Luca Gregori, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, ha ribadito che  “il 30 per cento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 per cento  ha  riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale. C’è stato, da parte degli artigiani e delle micro e piccole imprese, un maggior accesso al credito, mentre è forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali”

Il ruolo delle banche a sostegno delle imprese Marche

Un ruolo fondamentale a sostegno delle imprese marchigiane è senza dubbio quello delle banche, in primis dell’Intesa San Paolo, rappresentato oggi dalla Direttrice Regionale delle Marche, Cristina Balbo. “l ruolo della banca è molto importante in quanto ha dato liquidità per 1 miliardo e 200 milioni per le piccole imprese, sospendendo i finanziamenti per 2 miliardi. Inoltre la banca è scesa in campo con determinate azioni: sostegno del credito, formazione di un sistema per aiutare le aziende sotto il punto di vista del welfare, della digitalizzazione e della sostenibilità. La regione ha buone prospettive e risorse per  uscire da questa crisi per questo deve guardare avanti in modo diverso”.

Anche Giovanni Foresti, della Direzione Studi e Ricerche dell’Intesa San Paolo, facendo un’accurata analisi ha sottolineato come sono venuti meno importanti fattori, dati dalle elezioni americane, dalla Brexit e dai vaccini. I settori più colpiti sono quelli del turismo, della persona, dei servizi personali, del sistema casa, dei mezzi di trasporto e della logistica e quelli della meccanica e dell’elettrotecnica.

Anche la crescita globale del Pil è vista al 4,8% nel 2021 dopo il -4,1% del 2020, il rimbalzo sarà ampio ma il maggior contributo verrà dall’Asia mentre continuerà la ripresa del commercio internazionale. “La ripresa diverrà più stabile a partire dal terzo trimestre grazie ad una crescente immunizzazione della popolazione. Le politiche fiscali rimarranno largamente espansive mentre le politiche monetarie ampiamente accomodanti.

I prossimi mega-trend riguarderanno:  la salute con il rafforzamento della farmaceutica e delle biotecnologie, l’environment con una spinta in chiave green,  le filiere verranno riscoperte come fattore di competitività, i social, la digitalizzazione come per esempio lo smart working e la didattica, per garantire maggiore sicurezza, l’internalizzazione e i mercati esteri e la governance con una  trasparenza ed etica dell’organizzazione”.

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