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Continuano i Dantedì, le giornate in onore di Dante Alighieri a 700 anni dalla sua scomparsa. Per molti ascolani, queste giornate fanno tornare in mente anche il loro concittadino Francesco Stabili. Cecco d’Ascoli fu l’eretico che si ribellò alla concezione personalissima che Dante creò nella sua Divina Commedia. Una più ortodossa tendenza dopo il non rispetto di un reciproco consiglio tra i letterati dell’epoca, in nome dei “Fedeli d’Amore“.

Con Dante e i poeti dell’epoca, vigeva un patto culturale, un’alleanza che improvvisamente si ruppe. L’astrologia pare sia stata la scintilla che fece scaturire il tutto. Nella sua più celebre opera L’Acerba, si nota la polemica di Cecco con Dante, trattato in maniera rude per aver sminuito appunto l’astrologia e i suoi studi. In essa l’ascolano attacca la Commedia come fictio, opponendole l’inoppugnabilità della scienza e dell’astrologia. Teorie astrologiche che furono poi considerate in contrasto con i principi della fede dell’epoca e lo portarono alla condanna al rogo come eretico sotto il cielo di Firenze.

La storia racconta tra i suoi testimoni e scritti che Cecco d’Ascoli, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti e molti altri letterari e poeti dell’epoca appartenevano alla confraternita iniziatica dei “Fedeli d’Amore”. Una compagnia ghibellina legata ai Templari sulla quale molti hanno ricamato indicazioni ma lasciata sempre con un velo di mistero. Si è a conoscenza che Dante spinto dalla sua “fortuna” e dagli appoggi ricevuti, si staccò da essa. La separazione cultuale creò non poco malumore e critiche nei suoi riguardi da parte degli altri confratelli. Cecco fu colui che negli anni imbastì una polemica a colpi di versi col suo vecchio amico.

I rapporti tra Dante e Cecco

Per molti studiosi Cecco e Dante si sarebbero infatti conosciuti a Firenze. Tra leggende e sonetti si sono scambiati diverse vedute tra educazione e natura come influenti nei comportamenti individuali. Nonostante le visioni spesso contrapposte, Francesco Stabili ha sempre mantenuto la stima e il rispetto in Dante. Si tramanda tra tutti i fatti, il loro probabile e leggendario confronto a casa Alighieri tra il gatto, la candela e i topi portati dallo stesso Stabili per una illuminante dimostrazione.

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