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Oggi vogliamo sfatare cinque luoghi comuni molto diffusi a proposito dell’apertura della Partita IVA, che la maggior parte di noi ha sentito pronunciare almeno una volta nella vita.

Quando si pensa alla Partita IVA, infatti, le prime cose che vengono in mente sono spese ingestibili, tasse superiori alla metà degli incassi, scadenze da rispettare e accertamenti fiscali sempre dietro l’angolo. Ma quindi, in realtà, è così terribile lavorare in proprio?

È ciò che scopriremo presto, provando a rispondere alle principali preoccupazioni sul fisco.

1 – “Se non hai un grosso budget, non vai da nessuna parte”

C’è chi crede che, per aprire una semplice Partita IVA individuale, ci sia bisogno di chissà quali capitali da investire. Il che è vero, ma solo in alcuni casi: molte attività, soprattutto quelle legate al mondo del web, possono essere avviate praticamente a costo zero.

2 – “L’apertura della Partita IVA richiede costi elevati”

Anche questo è un luogo comune assai diffuso, ma al tempo stesso totalmente falso.

Ti basti pensare che, per l’attivazione della Partita IVA, i liberi professionisti non devono sborsare un solo euro: l’operazione, infatti, si svolge gratuitamente per via telematica.

Per le attività artigianali e commerciali, invece, la spesa iniziale si aggira intorno a 200 euro.

3 – “Oltre metà degli incassi sfuma per via delle tasse”

È vero che le imposte superano il 50% degli incassi? No, ancora una volta ci troviamo dinanzi ad un pregiudizio completamente errato. Difatti, ormai da qualche tempo, chi aderisce al regime forfettario – un regime fiscale agevolato introdotto nel 2016 – paga soltanto il 15% di tasse.

Inoltre, se possiedi anche i requisiti per l’aliquota “start-up”, hai uno sconto sulle imposte per i primi cinque anni: dal 15%, infatti, si passa al 5% (per poi tornare all’aliquota standard dal sesto).

4 – “Non puoi svolgere una seconda attività”

In tanti credono che, aprendo una Partita IVA, non sia più possibile svolgere altre attività, né mantenere il proprio vecchio impiego. In realtà, ciò accade solo in certi casi: ad esempio, per i lavoratori pubblici con orario full time (o part time superiore al 50%), oppure qualora il contratto contenga delle particolari limitazioni. Ad ogni modo, è sempre consigliabile un confronto con il datore di lavoro o, meglio ancora, una richiesta di autorizzazione scritta.

5 – “Il commercialista è una spesa insostenibile”

Concludiamo con un noto luogo comune che, oggi, non ha più ragione di esistere: per gestire la Partita IVA, bisogna spendere cifre da capogiro per il commercialista. Corrisponde al vero?

È innegabile che l’assistenza di un esperto sia fondamentale per evitare errori (e conseguenti sanzioni), ma ciò non significa essere costretti ad affrontare chissà quali spese per presentare la dichiarazione dei redditi, né per qualsiasi altro adempimento.

Da tempo, infatti, esiste un modo efficiente, innovativo e low cost per provvedere al mantenimento della Partita IVA: ci riferiamo al cosiddetto “commercialista virtuale”.

Ovvero ad un servizio di assistenza fiscale online sviluppato per far fronte alle esigenze di chi lavora in proprio, accessibile ovunque da PC, tablet e smartphone, facile nel suo utilizzo e con varie funzioni integrate, tra cui un nuovo strumento dedicato alla fatturazione elettronica.

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