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Le segreterie regionali di CGIL, CISL e UIL ritengono inaccettabile il progetto autorizzato recentemente dalla Regione Marche. Progetto che prevede la costruzione di una nuova struttura per 175 posti complessivi, tra residenziali e semiresidenziali, nel Comune di Rapagnano (FM). Un’unica mega struttura composta da tre palazzine destinata ad accogliere persone con disabilità, anziani non autosufficienti, soggetti con disturbi psichiatrici, persone con demenza. Un’unica residenza dove vengono accorpati e concentrati bisogni e necessità differenti.

Il progetto di Rapagnano

In particolare, il progetto autorizzato dalla Regione Marche prevede: 70 posti di cure intermedie e 39 posti di RSA per persone non autosufficienti. In aggiunta: 6 posti di riabilitazione intensiva per disabili e 21 posti di riabilitazione intensiva.  Inoltre 20 posti semiresidenziali (diurno) per persone con demenza e 19 di comunità protetta per la salute mentale.

La denuncia di CGIL, CISL e UIL Marche

Secondo le tre organizzazioni si tratta di un’operazione dal profilo “commerciale”, estemporanea e sbagliata dal punto di vista metodologico. Questo poichè assembla servizi convenzionabili a elevata remunerazione per i gestori, in maniera del tutto sganciata dalla logica di una programmazione territoriale attenta alle persone e ai loro bisogni. Un’operazione che secondo CGIL, CISL e UIL denota la mancanza di una strategia di governo dell’offerta complessiva dei servizi socio sanitari. E chiedono: “come si inseriscono i 70 posti di cure intermedie nel percorso di sviluppo degli Ospedali di Comunità nelle Marche?”. Ancora: “strutture come quella di Rapagnano sono in grado di rispondere al meglio agli obiettivi di inclusività e a progetti di vita autonoma? O  invece rappresentano un passo indietro che fa tornare all’istituzionalizzazione delle persone con disabilità togliendole dalla loro realtà quotidiana?“.

CGIL, CISL e UIL ritengono che promuovendo la nascita di strutture di questo tipo e di queste dimensioni “non solo si tende a raggruppare situazioni e bisogni molto differenti.  Ma si avvantaggiano anche soggetti gestori economicamente forti, a scapito di modelli organizzativi e gestionali di tipo comunitario”.

“Ci sarebbe poi – concludono i sindacati – il tema della continua negazione di risposte. Anche dal punto di vista del riequilibrio territoriale nell’offerta di servizi socio sanitari. Vogliamo quindi sostenere l’appello lanciato da Grusol di fermare le concentrazioni di servizi e le nuove forme di istituzionalizzazione. Che altro non sono se non ghettizzazioni di anziani e disabili. Perciò chiediamo alla Giunta regionale di fermare subito questo progetto”.

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