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Marche – Questa mattina un uomo di 51 anni è stato ritrovato senza vita all’interno della sua abitazione ad Apiro, in provincia di Macerata. Era un carabiniere, un servitore dello Stato. Era in forza al Comando della Legione Carabinieri di Ancona. E’ il secondo suicidio di un militare dell’Arma dei Carabinieri in 24 ore: il primo ieri sera, a Cuneo.

L’allarme è stato dato da alcuni operai che stavano facendo dei lavori nella sua villetta, preoccupati perchè non lo avevano visto. Sul posto sono arrivati prontamente sia i sanitari del 118 di Cingoli che i vigili del fuoco di Apiro. E i suoi colleghi, i militari dell’Arma. I tentativi di salvargli la vita sono risultati vani. Il carabiniere si sarebbe tolto la vita impiccandosi.

La notizia ha sconvolto la cittadina di Apiro e tutti i suoi colleghi.

Il cordoglio dei colleghi Carabinieri

Due suicidi in meno di 24 ore. Siamo ogni giorno più sconvolti per questa autentica strage di Servitori dello Stato, di figli, fratelli, mariti e padri. Una strage di colleghi, con cui condividiamo il peso delle responsabilità, lo sgomento delle difficoltà, lo sfinimento dei  sacrifici, l’angoscia delle frustrazioni. Ma mai, in alcun caso, vorremmo affrontare giorni  come questo. L’ennesimo tragico giorno in cui piangiamo un amico, una di quelle cose a cui non saremo mai preparati abbastanza”.

Così Paolo Petracca, segretario regionale Unarma Marche, l’associazione sindacale dei Carabinieri,  esprime il cordoglio proprio e dell’Associazione.

“E appena ieri sera, a Cuneo – aggiunge Petracca – un altro carabiniere si è suicidato, cedendo sotto al giogo di chissà quale crisi che tutti, ma proprio tutti, dobbiamo chiederci se sia stata indagata e conosciuta e fronteggiata a sufficienza. Si tratta dell’agghiacciante numero di 22 suicidi solo nell’Arma dei carabinieri dall’inizio dell’anno, e questo è motivo di sofferenza grande, insostenibile, inconsolabile. Rivolgiamo il nostro pensiero commosso e dolente ai familiari del collega che oggi ci ha abbandonati, orfani del suo sorriso e della sua sensibilità. Ci sentiamo persino in difetto, perché ciascuno di noi  si sta chiedendo cosa avrebbe potuto fare, magari, per accendere una luce di speranza”.

“Ecco – conclude il Segretario-, siamo convinti che questa domanda debba battere come la goccia che scava la pietra nella mente di chi, all’interno delle Amministrazioni, può adoperarsi per fronteggiare il fenomeno dei suicidi fra gli Appartenenti alle Forze dell’ordine, fosse anche forzando ogni resistenza, ogni ritrosia, ogni sottovalutazione, ogni timore e ogni sfiducia. La vita di un Servitore in divisa lo val bene”.

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