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Saverio Mauro Tassi è docente di filosofia e storia al liceo scientifico statale Einstein di Milano. Indignato per quanto accaduto negli ultimi tempi nella scuola italiana, sta portando avanti una campagna di dissenso e di lotta non violenta.

Tassi ha iniziato con uno sciopero bianco, procedendo con 12 giorni di digiuno, l’occupazione pacifica della sua scuola, l’organizzazione di una manifestazione definita “sabbatica“, il lancio di un ironico “guanto di sfida” al ministro dell’istruzione Bianchi e l’invio di una missiva che, ad oggi, non ha ancora ricevuto risposta.

Saverio Mauro Tassi ha aperto, inoltre, un gruppo chiamato Scuola Uguale Per Tutti, che si pone l’obiettivo di decidere e attuare iniziative pubbliche finalizzate al ritiro del provvedimento che prescrive la messa in DAD degli studenti privi di green pass rafforzato.

Da ultimo, ha lanciato una petizione su change.org nella quale si dichiara un’obiezione di coscienza nei confronti dell’adozione della didattica a distanza per gli studenti non vaccinati.

“La nostra protesta non è violenta ma non è nemmeno triste. Non è nemmeno disperata. La nostra è un’azione di Satyagraha, di tenacia per la verità che si impone, perché comunque, prima o poi, alla fine la verità si impone. Noi portiamo avanti questa lotta con il sorriso quindi, senza essere cupi. Con allegria”. Questi sono i modi della lotta di Saverio Mauro Tassi.

Saverio Mauro Tassi
Saverio Mauro Tassi

Saverio Mauro Tassi: l’intervista

Salve Professore. Lei ha intrapreso diverse azioni di protesta contro la politica scolastica del green pass. Ha iniziato con uno sciopero bianco, vero?

Sì, è stata una sospensione dello svolgimento dei normali programmi scolastici. Ho svolto, con i miei studenti, delle “non lezioni”. In particolare, abbiamo intrapreso un lavoro di ricerca collettivo, discutendo dell’art. 4 del DL 1/22. Ci siamo interrogati riguardo la sua costituzionalità. Abbiamo continuato con le non lezioni finché tutti gli alunni non sono tornati in presenza, anche quelli senza green pass rafforzato.

Quindi secondo lei la DAD differenziata nelle scuole è un atto discriminatorio?

Sicuramente. La DAD differenziata è incostituzionale e discriminatoria. Lo è soprattutto per gli studenti. Istituisce una discriminazione che lo stesso Draghi ha ammesso, ma che poi ha contradditoriamente avallato, generando disuguaglianza. Il paradosso è che alcuni ragazzi privi di pass rafforzato sono bis vaccinati o hanno addirittura prenotato l’appuntamento per la terza dose. La gravità della situazione, oltre ai suoi risvolti immediati, è che tale divisione privilegia alcuni studenti e ne penalizza altri e che i suoi effetti si vedranno a lungo termine, negli esiti delle verifiche e, per chi frequenta l’ultimo anno, nei risultati degli esami.

Risultati che avranno ripercussioni anche sulla loro carriera accademica o lavorativa. Si tratta dunque di un provvedimento lesivo del diritto allo studio nel lungo periodo.

Non pensa, visto che si parla di minorenni, che sia un’azione quasi punitiva nei confronti delle famiglie?

Sì, parliamo di studenti della scuola secondaria, quindi di minorenni che dipendono dai propri genitori. Il Governo punisce le famiglie che non vogliono far vaccinare i figli strumentalizzandoli. Sono disposizioni inaccettabili e anticostituzionali.

Dopo lo sciopero bianco lei ha proseguito con un altro sciopero, quello della fame. E ha anche occupato la scuola dove insegna. Cosa ci dice di queste ulteriori iniziative?

Lo sciopero della fame è durato ben 12 giorni. L’occupazione della scuola invece è durata solo due giorni e due notti. Al terzo giorno sono stato sgombrato da cinque agenti della Digos che, informata della mia occupazione simbolica, è intervenuta. Il paradosso è che non si trattava di alcuna interruzione di pubblico servizio, anzi! In realtà stavo compiendo un atto di vigilanza gratuito. Scherzi a parte, l’esperienza è stata questa.

Addirittura la Digos? Non crede che sia esagerato l’intervento della Digos?

Sì. Il Governo ha perso la razionalità, è nel panico. Distogliere cinque agenti della Digos dal loro compito di svolgere attività investigativa finalizzata a contrastare il terrorismo e l’eversione dell’ordine democratico per agire nei miei confronti è assurdo.

Lei sabato 12 febbraio ha organizzato a Milano un “presidio sabbatico”. Di cosa si tratta? In che senso “sabbatico”?

Da un lato, “sabbatico” perché era un sabato. Ma soprattutto “sabbatico” perché sosteniamo la causa quasi fossimo streghe o stregoni. Nell’immaginario quattro/cinquecentesco queste figure compivano raduni satanici e venivano perciò perseguitati, come oggi viene data la caccia – in senso figurato – a tutti coloro che non hanno il green pass. Una caccia non fondata sui fatti ma sul possesso di un documento burocratico che non attesta nessuna colpevolezza: ricordiamo che chi non ha il certificato non commette un illecito.

Il clima che respiriamo viola anche l’onere della prova e della presunzione di innocenza: oggi ci basiamo sulla presunzione di colpevolezza.

In quell’occasione ha lanciato al ministro Bianchi il “guanto della sfida”. Cosa vuol dire?

Tramite Scuola Uguale Per Tutti abbiamo non solo lanciato una petizione. Abbiamo anche inviato una mail al ministro dell’Istruzione Bianchi chiedendo un confronto pubblico riguardo la DAD per gli studenti senza green pass. Nel presidio-sabba dello scorso sabato ho simbolicamente lanciato un guanto della sfida al ministro, che tuttavia non ha ancora risposto. 

Lunedì invece ha occupato il Provveditorato provinciale. Il gesto è collegato alla mail inviata al Ministero?

Lunedì 14 febbraio ho occupato simbolicamente per alcune ore il Provveditorato, che io chiamo Provveditor(e)ato. Volevo chiarimenti da parte dell’Ufficio Scolastico Provinciale riguardo la normativa discriminatoria che colpisce gli studenti privi di green pass. In particolare, avrei voluto parlare con la Dott.ssa Celada, sovrintendente regionale della Lombardia, per chiedere la ragione della mancata risposta all’e-mail, la stessa inviata a Bianchi.

Mi sono recato al Provveditorato la mattina, ma la sovrintendente non c’era. Ho atteso fino alle 14:30 circa, poi sono salito al secondo piano, davanti al suo ufficio, e ho aspettato lì. Dopo un po’ è arrivato un dirigente che ha chiamato i Carabinieri, i quali mi hanno chiesto di spiegare la mia posizione. Verso le 16:30 la Dott.ssa Celada ha telefonato e si è resa disponibile a un colloquio in vivavoce. Alla fine, mi ha assicurato che scriverà una mail al ministro Bianchi, relazionando il colloquio intercorso e inoltrando la mia richiesta di ricevere risposte.

Cosa pensano gli studenti della sua azione di protesta?

Io insegno in quattro classi. Alcuni studenti non vaccinati hanno espresso solidarietà con quanto sto facendo. L’impressione generale, tuttavia, è che i ragazzi siano molto isolati e sulla difensiva. La maggior parte degli studenti, come la stragrande maggioranza degli insegnanti e dei genitori del resto, non è contraria a quanto sta avvenendo. Tra tutti i miei colleghi, sono solo tre quelli che hanno espresso apertamente solidarietà nei miei confronti.

In generale, l’impressione è che una minoranza inneggi al green pass e che la massa sia indifferente o, peggio ancora, non voglia esporsi.

Grazie mille Professore per la disponibilità. Per salutarci, le va di lasciarci una massima filosofica o un aforisma che possa incoraggiare chi, come lei, crede che in questo momento ci sia bisogno di verità?

Io abbraccio la filosofia del Satyagraha, principio inventato da Gandhi. Si tratta di una sorta di tenacia nei confronti della verità, un’azione non violenta di disobbedienza civile che confida che la verità presto o tardi si affermerà, poiché oggettiva.

Il mio saluto è una massima latina che invita a perseverare ed essere tenaci: “gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo” (la goccia scava la pietra non con la forza ma non smettendo mai di sgocciolare).

Saverio Mauro Tassi
Saverio Mauro Tassi

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