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Frutta e verdura, caffè e cappuccino, messa in piega, pranzo al ristorante, soggiorno in albergo, acquisti al supermercato. I rincari per i consumatori sono dietro l’angolo, dovuti alla crescente spesa per gas ed energia elettrica. L’allarme lo lanciano Confartigianato Marche e Cna Marche.

“Fino ad oggi – sostengono i presidenti di Confartigianato Marche Emanuele Pepa e di Cna Marche Paolo Silenzile imprese hanno evitato di scaricare i costi su clienti e consumatori. Ma proseguendo l’impennata dei prezzi, presto sarà una decisione inevitabile, almeno in parte. Per ridurre l’impatto del caro energia il Governo è intervenuto sull’Iva e sugli oneri di sistema ma non è sufficiente. Occorre agire anche sulle accise, altrimenti il rischio è che si realizzi una tempesta perfetta, con inflazione a due cifre e produzione stagnante. Gli economisti la chiamano stagflazione. Per imprese e consumatori sarebbe una doccia gelata. Verrebbe messa a rischio la ripresa postpandemica. Per le 42.711 imprese artigiane delle Marche, l’impatto sarebbe pesante. Oltre il 10%, pari a più di 4mila imprese con 12 mila dipendenti, potrebbe chiudere l’attività per i costi energetici aziendali fuori controllo. Il 77% delle aziende artigiane marchigiane, secondo i nostri Centri Studi, nel primo trimestre dell’anno ha visto ridurre drasticamente gli utili. E il 40% ha deciso di rinviare investimenti già programmati, in attesa di tempi migliori”.  

Effetti pesanti nella manifattura, ma anche nei servizi.

Nel primo trimestre 2022, secondo una indagine Unioncamere sui dati Arera, la spesa sostenuta dalle imprese per il gas naturale è più che raddoppiata. E’ infatti arrivata a 1,36 euro al metro cubo, con un incremento medio del 105,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare la spesa media di un supermercato, tra gennaio e aprile, è stata di 37.812 euro (+108,7%) mentre quella di un hotel è arrivata a 27.185 euro (+106,9%). Un ristorante ha dovuto sborsare 9.500 euro (+109,1%), un bar 3.052 euro (+102,7%), un parrucchiere 3.458 euro (+103,3%) e un fruttivendolo 2.307 euro (+101,3%).

Rincari più contenuti per l’energia ma comunque pesanti da sopportare per le piccole imprese dei servizi.

La spesa unitaria di una piccola impresa nel primo trimestre 2022 è stata di 476 euro per Mwh, con un aumento del 70,3% rispetto al primo trimestre del 2021. Scendendo nel dettaglio, un negozio di beni non alimentari ha dovuto spendere in media per l’energia elettrica 8.334 euro (+92,8%). Per un bar la spesa è stata 9.243 euro (+83,7%), per un parrucchiere la bolletta della luce per il primo trimestre è stata in media di 4.650 euro (+56,4%) e per un negozio di ortofrutta la spesa è stata di 2.064 euro (+48,2%).

Altro settore particolarmente colpito è quello dell’autotrasporto di merci e persone che ha subìto un forte rincaro dei costi dei carburanti, dal gasolio al metano liquido che è addirittura triplicato.

Cna e Confartigianato Marche non si limitano a denunciare gli aumenti e indicano anche una strada da percorrere. “Va potenziata la produzione di energia da fonte rinnovabile – dicono – e occorre ammodernare le infrastrutture di rete riducendo la dispersione energetica. Occorre mettere al centro delle politiche il risparmio energetico e la razionalizzazione dei consumi. E va introdotta una effettiva concorrenza nel mercato dell’energia tenendo temporaneamente bloccati i prezzi massimi.”

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