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I sindacati pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil delle Marche denunciano gli aumenti delle rette a carico degli anziani ospiti di Case di riposo, Residenze protette e Rsa. Aumenti che arrivano anche a 100 euro mensili.

Aumenti che sono stati disposti in maniera ingiustificata. L’accordo tra Regione Marche ed Enti Gestori, infatti, ha riconosciuto a questi ultimi ristori per 14 milioni a fronte di una richiesta di 22. E per una sorta di compensazione della differenza, la Regione si è impegnata a rivedere/aumentare per le residenze convenzionate la quota a carico del Servizio Sanitario.

“Riteniamo che tale atteggiamento degli Enti gestori sia assolutamente illegittimo”, dichiarano congiuntamente i segretari generali dei tre sindacati, Elio Cerri Dino Ottaviani e Marina Marozzi.

Anziani, la situazione nelle Marche

Per le RSA, nella convenzione è previsto che la quota a carico dell’utente debba essere la stessa della quota sanitaria, senza alcun onere aggiuntivo.

Per le Residenze protette sono previsti una base uguale alla quota sanitaria e il pagamento di quote aggiuntive.

In molte convenzioni a carico di ogni utente sono previste le spese per la manutenzione dei giardini, la videosorveglianza, l’aria condizionata. Perfino la certificazione di qualità e il costo dell’infermiere e dell’OOS qualora l’ospite avesse bisogno di superare il minutaggio previsto.

La richiesta del pagamento per prestazioni sanitarie e sociosanitarie evidenzia che lo standard previsto non è appropriato rispetto al bisogno sociosanitario dell’ospite.

I gestori sostengono che lo standard offerto è adeguato ma non riconosciuto dalla Regione Marche, ma la realtà dimostra che molto spesso lo standard non è adeguato e non riconosciuto.

Altre quote aggiuntive riguardano prestazioni su richiesta individuale, formalizzata, dell’ospite. Se tali prestazioni fossero veramente a richiesta individuale non si capisce perché i costi (es. parrucchiere) siano fatti pagare a tutti gli ospiti.

Anziani, Marche: le richieste di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati

Ormai le quote aggiuntive raggiungono i 2/3 della quota base. L’inserimento in una struttura residenziale è considerato un LEA, un livello essenziale che deve essere garantito, in primis quando non è possibile l’assistenza a domicilio. Ed è definito dall’Unità di Valutazione Integrata (UVI), insieme alla persona interessata al ricovero in residenza e alla sua famiglia. L’UVI deve anche gestire le liste di attesa, che dovrebbero essere definite attraverso una scheda valutativa dei bisogni. Ma in diverse realtà le liste di attesa sono gestite direttamente dai Gestori e, quando va bene, vengono definite in ordine cronologico.

Il tutto perché, pur essendo riconosciuto come LEA, l’inserimento in una residenza è considerato ancora un servizio a domanda individuale.

Ancora: essendo un LEA, in quanto Assistenza Socio Sanitaria, il costo delle prestazioni di natura alberghiera sono a carico dell’assistito ma, in caso di difficoltà economiche devono essere sostenute dal Comune di residenza. (La verifica della possibilità economica per coprire in tutto o in parte i costi della retta è data dalla applicazione dell’ISEE Socio Sanitario Residenziale).

“Crediamo – commentano i segretari regionali – che la Regione debba riformulare le convenzioni rivedendo la quota sanitaria da corrispondere agli Enti gestori. E nello stesso tempo debba individuare le prestazioni che possono considerarsi a richiesta individuale. Pensiamo che sia necessario rivisitare i criteri di accreditamento, che si sono dimostrati assolutamente inidonei di fronte alla pandemia. E che sia necessario intervenire sui servizi/prestazioni da erogare da prevedersi nelle nuove convenzioni. Questo significherebbe promuovere il miglioramento della qualità del servizio anche alla luce dei nuovi LEAPS sociali e della Non Autosufficienza”.

“Siamo convinti – concludono Cerri, Ottaviani e Marozzi –  che sia indispensabile ridefinire il fabbisogno tenendo conto che molti degli ospiti delle Residenze protette sono affetti da demenza. Ma anche che le Case di Riposo ospitano una parte consistente di persone non autosufficienti.

Chiediamo, pertanto, alla Regione Marche di aprire un confronto con le OOSS per ridisegnare le regole di accesso ai servizi e dei costi da sostenere in ragione delle possibilità economiche.

Da ultimo riteniamo che Regione e/o ASUR debbano intervenite nei confronti delle strutture che hanno aumentato le rette al di fuori di quanto previsto nella convenzione”. 

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