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Sono trascorsi undici anni dalla morte di Melania Rea, la  giovane mamma di Somma Vesuviana ma residente a Folignano (AP), uccisa il 18 aprile del 2011. Fu il marito Salvatore Parolisi,  caporalmaggiore del Rav Piceno, a compiere il tragico delitto. A distanza di così tanti anni, sulla dinamica  e sul movente  ci sono ancora tante ombre. 

Melania Rea, undici anni di ombre e perplessità

Era il 18 Aprile del 2011. Una giornata apparentemente normale per tutti gli ascolani che si apprestavano a festeggiare la Pasqua alle porte. Era così anche per Melania, mamma ventinovenne di una bambina di diciotto mesi e moglie del caporalmaggiore del Rav Piceno, Salvatore Parolisi. Una giornata che per lei, purtroppo, non sarebbe finita felicemente come era cominciata.

Quel giorno, la famiglia decise di fare una gita fuori porta, a Colle San Marco, a pochi chilometri da Ascoli Piceno. Secondo il racconto del marito, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno, lasciando la bimba a giocare con il padre. Ma dei tanti testimoni,  nessuno l’ha mai vista entrare nel ristorante “Il Cacciatore”. Il marito lanciò l’allarme: sua moglie Melania era scomparsa. Da quel momento iniziarono le ricerche. Fu battuta soprattutto la strada che da Colle San Marco conduce a San Giacomo, poichè il telefono della donna aveva agganciato la cella di Civitella del Tronto. 

Dopo due giorni, il comando della Polizia di Teramo ricevette una telefonata anonima da parte di un uomo, un cercatore di funghi. Raccontò di aver visto il corpo di una donna nel bosco delle Casermette, in località Chiosco della Pineta, a Ripe di Civitella. In Provincia di Teramo.

La notizia fu subito verificata.

Gli inquirenti si trovarono davanti uno spettacolo raccapricciante. Il corpo di Melania presentava  35 ferite da arma da taglio. L’asssassino le aveva inferto 35 coltellate in più parti del corpo devastandolo.

Melania Rea: unico indagato il marito Salvatore Parolisi

Nella storia un unico colpevole: il marito Salvatore Parolisi, che tutt’oggi si professa innocente.  Il 19 luglio 2011 venne arrestato e portato nel carcere di Marino del Tronto. Fu poi condannato a venti anni di reclusione per  omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà. Oltre al vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri. Oggi si trova nella casa circondariale di Bollate.

Secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe ucciso la moglie per un rapporto sessuale negato. Al centro della vicenda finì la relazione extraconiugale dell’uomo, lunga due anni, con la soldatessa del 235° Reggimento Piceno, Ludovica Perrone. Quest’ultima gli aveva intimato di lasciare la moglie a ridosso dell’imminente annuncio di fidanzamento programmato per il 23 aprile, davanti ai genitori della ragazza.  Parolisi contemporaneamente aveva promesso a Melania, che era venuta a conoscenza della storia,  che avrebbe lasciato l’amante.

Il  giorno stesso della scomparsa di Melania, Parolisi chiamò l’amante per chiederle di cancellare tutti i messaggi dal cellulare. Il rapporto con l’altra donna è stato considerato il movente dell’omicidio.

Melania Rea sarebbe stata uccisa “dopo un’impeto d’ira, nato da un litigio tra i due coniugi e dovuto alla conclamata infedeltà coniugale dell’uomo”. E sarebbe stata “lasciata agonizzante nel bosco di Ripe di Civitella”, come si legge nella sentenza di condanna del marito.

Melania Rea: una storia che ancora commuove

La storia di Melania ha segnato le comunità di Ascoli, di Somma Vesuviana e di Fratta Maggiore. Ma soprattutto ha segnato per sempre la vita di una bambina. Una bambina che si è vista strappare troppo presto la sua mamma. Vittoria nel 2011, quando la sua mamma fu uccisa brutalmente dal marito Salvatore Parolisi, non aveva neanche due anni. Oggi è cresciuta grazie all’aiuto e all’amore dei nonni materni. Ha dodici anni e non si chiama più Vittoria Parolisi.. 

Nonostante siano passati undici anni, il ricordo di quella giovane e bellissima mamma, assassinata dall’uomo che lei amava profondamente, è ancora nel cuore di tutti.

Salvatore Parolisi

Il marito Salvatore Parolisi non ha mai confessato l’omicidio, quindi non si è mai pentito nè ha mai chiesto perdono. A nessuno, nè alla sua famiglia, nè a quella di Melania. Condannato a trent’anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere, nel 2015 ha ottenuto uno sconto della pena per buona condotta e presto sarà di nuovo un uomo libero.

Attualmente lavora come centralinista, può usufruire di permessi studio per frequentare la facoltà di giurisprudenza e ha anche una nuova compagna. Nonostante il carcere, continua ad andare avanti con la sua vita, dandosi così una seconda possibilità.

A differenza di Melania che invece non c’è più e una seconda possibilità purtroppo non ce l’ha. Ma che comunque ancora una volta è stata ricordata da tutti, in modo speciale dalla sua famiglia.

In questo giorno 11 anni fa la tua vita si spense per sempre, i tuoi sogni svanirono in pochi attimi, il tuo sorriso si perse per quel bosco di Ripe di Civitella. Il tuo amore, sentimento grande e nobile, per la persona con la quale volevi crearti la tua famiglia fu ripagato con 35 coltellate. Sei sempre nei nostri cuori e nella nostra mente. Riposa in pace e proteggi sempre la Tua splendida signorina. Zio Rino”.

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