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Donne e parità di genere protagoniste nell’accordo politico provvisorio deliberato dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Un nuovo atto legislativo dell’UE che promuove una rappresentanza di genere più equilibrata nei consigli di amministrazione delle società quotate.

Donne, rappresentanza di genere più equilibrata nei CdA

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno convenuto che le società quotate debbano mirare a garantire che almeno il 40% dei posti di amministratori senza incarichi esecutivi sia occupato dal sesso sotto-rappresentato entro il 2026. Qualora gli Stati membri scelgano di applicare le nuove norme agli amministratori con e senza incarichi esecutivi, l’obiettivo sarebbe il 33% di tutti i posti di amministratore entro il 2026.

Negli ultimi dieci anni in tutta l’UE si sono compiuti passi avanti verso la parità di genere negli organi societari. I progressi sono stati disomogenei. Nell’ottobre 2021, in media, solo il 30,6% dei membri dei consigli di amministrazione e appena l’8,5% dei presidenti di consiglio erano donne. Nel 2011 invece erano rispettivamente al 10,3% e al 3%.

Vantaggi

L’esperienza ha dimostrato che i consigli di amministrazione che garantiscono una rappresentanza di genere più equilibrata prendono decisioni migliori. La presenza di un numero maggiore di donne nelle posizioni decisionali in ambito economico dovrebbe inoltre favorire la parità di genere all’interno delle imprese e nella società in generale. Consentire sia alle donne che agli uomini di realizzare il proprio potenziale è fondamentale per la crescita economica e la competitività in Europa.

Le società quotate dovranno porre in essere procedure trasparenti per la selezione e la nomina dei membri del consiglio di amministrazione. Prevista una valutazione comparativa dei diversi candidati sulla base di criteri chiari e formulati in modo neutro.

Adeguamenti nazionali 

Un paese che, prima dell’entrata in vigore della direttiva, abbia compiuto progressi che lo rendono prossimo al raggiungimento degli obiettivi o abbia adottato una legislazione altrettanto efficace può sospendere i requisiti della direttiva relativi alla procedura di nomina o di selezione.

 

 

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