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Afa e siccità oltre a tagliare la produzione agricola hanno avuto forti ripercussioni anche sulla vita delle api, con le relative conseguenze sul raccolto di miele. La Coldiretti, infatti, ha registrato crolli generalizzati su tutta la Penisola, con un -60% di media. E la produzione marchigiana, pur migliore rispetto alla disastrosa scorsa stagione, anche quest’anno si è confermata ben lontana dal potenziale. 

La produzione di miele nelle Marche

“In pratica la produzione di miele Made in Italy 2022 è fra le più basse del decennio” dice Coldiretti. Le medie produttive marchigiane di qualità rinomate sono tutte molto basse. Come l’acacia (6,5 chilogrammi ad alveare, -68%), millefiori estivo (6/7 kg/alveare, -70%), millefiori primaverile (4/5 kg/alveare, -65%) e girasole (7/12 kg/alveare, -40%). La situazione a seconda delle zone è molto variabile. Per il millefiori estivo, ad esempio, si registrano aree in cui la produzione è arrivata ad appena 2 kg/a o il coriandolo che vede aree di produzione da 15 kg/a alternarsi a zone dove le api hanno lavorato oltre il 50% in meno. Mentre il castagno, fino a 16 kg/a sui Sibillini, scende a 5 kg/a in tutto il resto della regione. Nelle Marche, vale la pena di ricordarlo, lavorano oltre 3.300 apicoltori con oltre 80mila alveari. Oltre il 10% degli apiari sono dedicati alla produzione biologica.

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Nelle Marche lavorano più di 3.300 apicoltori con oltre 80mila alveari

Miele: le considerazioni di Coldiretti

“Le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate – spiegano da Coldiretti Marche – hanno costretto gli apicoltori a interrompere la raccolta già a metà luglio. Il tutto senza contare l’esplosione dei costi: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio”. In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, sotto la media europea che è di 600 grammi ma un terzo rispetto alla Germania.

“Un patrimonio messo a rischio dalle importazioni dall’estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022. Importazioni che l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina. In pratica quasi 2 vasetti su 3 contengono prodotto straniero” spiega l’analisi di Coldiretti sui dati Istat.

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Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è riconoscibile tramite l’etichetta

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia l’associazione – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta. Oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è infatti riconoscibile dall’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.

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