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Diritto dei popoli è quello di determinare le proprie politiche agricole e alimentari. Un concetto che riguarda tutti e che è quanto mai d’attualità.

Diritto, la sovranità alimentare è una questione di tutti

Nel 2008, l’International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development ha definito la sovranità alimentare. Nello specifico come il diritto dei popoli e degli Stati sovrani a determinare democraticamente le proprie politiche agricole e alimentari. Un concetto quanto mai attuale. Tornato in auge con le nuove dichiarazioni dei rappresentanti nella classe politica votata a governare l’Italia per i prossimi cinque anni. In realtà il concetto fondamentale fu introdotto più di dieci anni prima da Via Campesina, movimento internazionale. Un’organizzazione che coordina le organizzazioni contadine dei piccoli e medi produttori, dei lavoratori agricoli, delle donne rurali e delle comunità indigene dell’Asia, dell’Africa, dell’America e dell’Europa.

Lo stesso Slow Food negli ultimi giorni ha ribadito il concetto tramite un comunicato ufficiale. “Un concetto quanto mai attuale oggi, che ci riguarda tutti. Non a caso da molti anni Slow Food si occupa di sovranità alimentare, supportando e promuovendo in tutto il mondo i sistemi locali del cibo. Fortemente legati ai territori, basati sulle connessioni, sulle comunità. In grado di combattere lo spreco alimentare, di valorizzare la produzione di piccola e media scala e di proteggere la biodiversità. Sistemi di produzione a bassi input esterni e ad alto tasso di competenze, creatività e buone pratiche“.

La sovranità alimentare non è sinonimo di autarchia: è il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici. È un concetto ampio e complesso che sancisce l’importanza della connessione tra territori, comunità e cibo, e pone la questione dell’uso delle risorse in un’ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni”. Il pensiero è stato espresso pubblicamente Barbara Nappini, presidente di Slow Food.

 

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