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La Regione Marche non ha rinnovato la convenzione con l’Aied – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica di Ascoli Piceno. Una convenzione, in vigore dal 1981, grazie alla quale la struttura ha effettuato 232 interruzioni volontarie di gravidanza. Su un totale di 1.351 effettuate in tutta la regione. La notizia ha suscitato non poco clamore, anche a livello nazionale, perchè si pensa che nelle Marche sia ora “più difficile” ricorrere all’aborto. Sulla vicenda è intervenuta l’onorevole Giorgia Latini, vice presidente della Commissione Cultura della Camera. Da ex Assessore regionale conosce bene la situazione e assicura che nelle Marche il diritto all’aborto viene garantito in piena autonomia dal servizio sanitario. Senza dover ricorrere a convenzioni con enti collaterali.

L’aborto nelle Marche

“Non esiste alcun allarme – scrive l’on. Giorgia Latiniper quanto riguarda l’applicazione della legge per l’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche. Il diritto viene garantito in piena autonomia dal servizio sanitario. Una prestazione in assoluta sicurezza, senza dolore e del tutto gratuita, nel pieno rispetto della Legge 194. Senza dover ricorrere a convenzioni con enti collaterali.  Nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di interruzione volontaria di gravidanza è infatti di gran lunga maggiore rispetto a quella nazionale. Gli interventi, infatti, possono essere effettuati nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%. Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 a settimana”.

aborto

L’on. Giorgia Latini

L’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno

“Oltretutto – continua l’onorevole Latini – l’ospedale Mazzoni di Ascoli è un punto di riferimento per tante donne anche da fuori regione, fornisce assistenza sull’interruzione volontaria di gravidanza rispettando la libertà di ognuno. In piena autonomia e con garanzia di risposta. Da alcuni anni, nello stesso ospedale, hanno preso servizio alcuni ginecologi non obiettori, attualmente quattro, disponibili a fare questo tipo di intervento.

Ho più volte rimarcato che la legge chiede di rimuovere le cause che portano le madri a questa difficile decisione, non di indurle ad abortire. L’articolo 1 della Legge 194/78 recita che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”.

Il nostro compito, quindi, è mettere in condizione le donne di decidere liberamente. Sperando che nessuna sia costretta a prendere una scelta così importante magari per questioni economiche o per cattiva informazione. Lo scorso anno, con il Fondo Famiglia, la Regione Marche ha stanziato un milione di euro prevedendo anche interventi a sostegno della nascita e l’adozione di figli. I beneficiari complessivamente sono stati 454 (151 donne che avrebbero potuto abortire per ragioni puramente materiali, 199 ragazze madri e 104 famiglie che hanno scelto il percorso dell’adozione)”.

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