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Se il “deus” ex machina di Sanremo Amadeus voleva far parlare del festival c’è riuscito: l’invito a Volodymyr Zelensky tiene banco da giorni sui media. E nelle case. Dividendo italiani, politici e opinionisti.

No a Zelensky al Festival di Sanremo: la petizione di Byoblu

“Firma contro Zelensky a Sanremo: la petizione contro la spettacolarizzazione della guerra”. E ancora: “Questa è la petizione firmata da illustri personaggi che contestano la spettacolarizzazione e militarizzazione del Festival di Sanremo”. “La musica non deve avere nulla a che fare con la propaganda bellica”.

“Abbiamo appreso perciò con incredulità – continua Byobluche, in una delle serate clou dell’evento, presumibilmente sabato 11 febbraio, interverrà Volodymyr Zelenskij. Capo di Stato di uno dei due paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili, che ha portato il mondo sull’orlo di un olocausto nucleare per la prima volta dopo la crisi dei missili di Cuba. Una guerra che ha ragioni complesse, tra cui il fatto che la Nato sia andata ad “abbaiare ai confini della Russia” (utilizzando le parole di Papa Francesco). Oltre alle conseguenze della brutale repressione del governo nazionalista di Zelenskij contro la popolazione russofona, soprattutto in Donbass”. 

zelensky

Il lancio della petizione di Byoblu

I messaggi pubblicati dall’emittente televisiva Byoblu per lanciare la raccolta di firme sono inequivocabili: la presenza del leader ucraino al Festival della musica italiana è propaganda bellica. E ad oggi, 2 febbraio 2023, sono 88.000 gli italiani che hanno detto no alla presenza di Zelensky a Sanremo. Per la precisione, 87.141.

Fra loro, molti nomi noti. Lo storico e docente universitario Franco Cardini, per esempio. Ma anche l’attore, sceneggiatore, regista e musicista Moni Ovadia. E l’autore, critico televisivo, massmediologo italiano Carlo Freccero. Inoltre ambasciatori, militari, economisti, professori universitari, dirigenti d’azienda, sindacalisti, giornalisti, filosofi. E giuristi: tanti, ma proprio tanti giuristi.

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