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L’export dell’agroalimentare marchigiano vola nel 2022 con un +20% rispetto all’anno precedente. Questo nonostante tutte le difficoltà dovute al rincaro delle materie prime e alle tensioni internazionali alimentate dalla guerra in Ucraina. Lo rende noto Coldiretti Marche che ha rielaborato i dati Istat sul commercio delle regioni con l’estero.

Export agroalimentare Marche

Tutti positivi i numeri provinciali con Ancona che si conferma il territorio che più è riuscito a internazionalizzare i suoi prodotti (178,5 milioni: +16,8%). Poi Pesaro con 140 milioni (+25%). Seguono Macerata (116 milioni: +20%), Ascoli Piceno (102 milioni: +18%) e Fermo (18 milioni: 28%).  

L’export agroalimentare – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – costituisce una fetta importante dell’economia regionale. Oltre a rappresentare un biglietto da visita per tutto il territorio come evidenziato dalla stessa Camera di Commercio che indica nel cibo uno dei principali attrattori turistici. Bontà che va a braccetto con la qualità, garantita e tracciata, da difendere dalle imitazioni. Cioè da quell’italian sounding che vale 120 miliardi ogni anno, oltre che da derive pseudo salutistiche il cui solo scopo è imporre prodotti industriali e di dubbia origine al posto dei cibi della Dieta Mediterranea che per secoli sono stati simbolo di salubrità e qualità della vita”.

Tra i vari settori la spinta maggiore arriva dal vino con 75,6 milioni di euro di scambi (+25,9%). Bene anche ortofrutta lavorato e conservato con 37 milioni (+22%), pasta a 22,6 milioni (+25%) e olio con 2,7 milioni (+15%). Circa il 40% delle esportazioni è  all’interno dell’Unione Europea. Con Germania e Francia che si confermano i primi mercati per le Marche, rispettivamente con 71 milioni di euro (+18% rispetto al 2021) e 47 milioni (+42%). Stabile il Regno Unito (20 milioni) mentre oltreoceano la crescita arriva anche dal mercato statunitense che tocca i 48 milioni (+50%).

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