Il termine deepfake deriva dalla combinazione di “deep learning” e “fake”, ed indica contenuti audio o video generati o manipolati tramite intelligenza artificiale in modo da far apparire una persona diversa da quella reale o in una situazione mai avvenuta.
Cos’è un deepfake
Queste tecnologie utilizzano reti neurali profonde, spesso modelli GAN (Generative Adversarial Networks), per sovrapporre volti, alterare voci e creare scene realistiche ma completamente false.

Il fenomeno non è più confinato all’intrattenimento: dal furto d’identità alla disinformazione, passando per inganni finanziari e uso politico, i deepfake rappresentano oggi una delle sfide più complesse del mondo digitale. Un rapporto delle Nazioni Unite sottolinea l’urgenza di strumenti e standard globali per contrastare l’abuso di tali contenuti.
Perché fa così paura
Un video deepfake ben realizzato può convincere anche un occhio esperto che ciò che vede sia reale. Quando l’immagine e la voce di una persona vengono manipolate in maniera credibile, le conseguenze possono essere gravi: falsi annunci pubblici, manipolazione dell’opinione, frodi economiche, diffamazione. Nell’uso illecito, ad esempio, sono stati creati video falsi di medici che promuovono cure inesistenti o prodotti truffaldini, o versioni inesistenti di personaggi politici che pronunciano dichiarazioni mai fatte.
Considerando che anche strumenti professionali di rilevamento faticano a star dietro ai progressi dell’IA, la prudenza nel consumo di contenuti audiovisivi risulta fondamentale.
Come riconoscere un deepfake
Riconoscere un video manipolato non è sempre semplice, ma esistono segnali utili che possono far scattare un campanello d’allarme. Ecco alcuni elementi a cui prestare attenzione:
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Movimenti oculari e clsic blinking (frequenza di battito di ciglia) poco naturali o assenti.
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Disallineamento tra audio e labbra: se il movimento della bocca non corrisponde al parlato, è probabile una manipolazione.
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Incoerenze nell’illuminazione o nelle ombre sul volto rispetto all’ambiente circostante.
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Pelle troppo liscia, riflessi innaturali, occhi e orecchie deformati o proporzioni del viso insolite.
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Mancanza o distorsione dei metadati del file video (data, dispositivo, fotocamera) oppure origine sospetta o non verificata.
Inoltre, quando un contenuto sollecita emozioni forti o chiede di essere condiviso immediatamente, è utile fermarsi e riflettere: spesso l’intento è manipolare più che informare.

Cosa fare per proteggersi
La consapevolezza è il primo passo. Ecco alcune buone pratiche:
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Verifica l’origine del video o dell’immagine: se proviene da un canale ufficiale o noto, sei già in una posizione più sicura.
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Utilizza strumenti di reverse image search (come Google Immagini o TinEye) per controllare se il contenuto è già esistente e modificato.
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Rifiuta la condivisione impulsiva: se qualcosa ti sembra strano, aspetta qualche feedback o verifica indipendente.
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Mantieniti aggiornato sugli strumenti di rilevamento: alcune piattaforme offrono plugin o applicazioni per verificare l’autenticità dei media.
Verso il futuro: sfide e opportunità
Le tecnologie alla base dei deepfake continuano a progredire rapidamente, rendendo il confine tra reale e artificiale sempre più sottile. Fare affidamento solo sulla vista o sull’intuito non basta più: sono necessarie tecnologie di tracciabilità, standard internazionali e formazione diffusa sull’uso responsabile dei contenuti digitali. Il futuro dei media sarà anche la storia di come impareremo a distinguere ciò che è autentico da ciò che è generato.









