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In un’area remota delle Alpi lombarde, nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, è stata portata alla luce una delle scoperte paleontologiche più importanti in Italia e una tra le più rilevanti del panorama europeo: migliaia di impronte di dinosauri, impressi su pareti rocciose di dolomia che oggi si ergono quasi verticali sulle montagne. Questo fenomeno non è solo spettacolare dal punto di vista visivo, ma offre agli scienziati una testimonianza diretta di come alcuni dinosauri si muovevano e vivevano circa 210 milioni di anni fa, durante il Triassico superiore, quando questa regione era un ambiente pianeggiante e tropicale lungo le rive dell’antico Oceano Tetide. 

Un patrimonio straordinario di tracce fossili nel Parco dello Stelvio

La scoperta è avvenuta nell’estate del 2025, quando un fotografo naturalista di nome Elio Della Ferrera, impegnato in un’escursione nella Valle di Fraele, ha notato impronte fossili affioranti su una parete rocciosa a quota elevata. Queste impronte di dinosauri sono state successivamente identificate come lasciate da grandi erbivori del periodo Triassico, e alcune sono così ben conservate da mostrare dettagli anatomici come gli artigli e la disposizione delle dita. 

La superficie affiorante si estende per chilometri, formando piste fossilizzate che testimoniano movimenti collettivi di gruppi di animali. La dimensione di alcune impronte raggiunge un diametro fino a 40 centimetri, segno che gli animali che le hanno lasciate erano imponenti, ma non necessariamente giganti quanto i più celebri dinosauri giurassici successivi. 

Questa scoperta è stata confermata da paleontologi italiani, tra cui Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano, che ha definito il sito “il più grande delle Alpi e uno dei più ricchi al mondo” per la varietà e la quantità di tracce. 

Come si formano impronte di dinosauri

Le impronte lasciate dai dinosauri sono una forma di icnofossile, ovvero tracce fossilizzate di attività biologiche, piuttosto che resti ossei. Si formano quando un animale cammina su un substrato morbido e deformabile, come fango o sedimenti sabbiosi, e poi quelle impronte vengono rapidamente coperte da altri strati di sedimenti. Col passare di milioni di anni, questi sedimenti si consolidano in roccia, preservando le impronte grazie a processi geologici come la litificazione.

Nel caso del Parco dello Stelvio, il fatto che queste impronte oggi si trovino su pareti quasi verticali è il risultato di forze tettoniche che, in milioni di anni, hanno sollevato e inclinato enormemente le antiche superfici sedimentarie originali. Ciò significa che gli accampamenti, le impronte e le tracce degli animali di un’epoca primordiale sono ora visibili in un paesaggio montano che nulla ricorda l’antico ambiente pianeggiante. 

Una scoperta che cambierà la paleontologia italiana

La portata del sito di impronte dello Stelvio è tale che richiederà decenni di studi approfonditi, nonché tecnologie avanzate per la documentazione e la catalogazione. A causa della difficile accessibilità del luogo, gli studiosi prevedono di utilizzare droni e sistemi di telerilevamento multispettrale per acquisire immagini ad alta risoluzione e costruire mappe tridimensionali delle piste senza danneggiare le superfici fossilifere. 

Questa tecnologia permette di osservare dettagli difficilmente catturabili da terra e di creare modelli digitali che potranno essere studiati in laboratorio o da ricercatori in tutto il mondo. Il sito è stato presentato ufficialmente alla stampa durante una conferenza stampa tenutasi presso Palazzo Lombardia, a Milano, dove autorità politiche e scientifiche hanno sottolineato l’importanza della scoperta non solo per la scienza, ma anche per il patrimonio culturale e turistico della regione. 

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