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ASCOLI PICENO – Antonio Canzian bacchetta il segretario provinciale Antimo Di Francesco. Il Partito Democratico, infatti, conta la sua seconda sconfitta elettorale, dopo quella del 2009 in cui Provincia e Comune di Ascoli furono consegnate rispettivamente a Celani e Castelli.

Si è accorto Di Francesco che in questa tornata elettorale abbiamo perso Castel di Lama, Colli del Tronto, Monsampolo e Montalto? O si accontenta di aver riconfermato Castorano (e posso immaginare il perché)! Si è accorto di come è ridotto il partito a San Benedetto del Tronto? – incalza il consigliere regionale Canzian in una nota – E il responsabile degli enti locali Luigi Merli, lo è di tutta la provincia meno che di Ascoli? La responsabile dell’organizzazione Casini è di Ascoli o di fuori? O sono lì solo per tentare di candidarsi alle elezioni regionali e politiche prossime!”. In effetti, nonostante il risultato delle Europee 2014 abbia confermato l’appeal del Partito Democratico, nel Piceno si riscontra una debole aderenza nel territorio. Ascoli è la testimonianza eclatante di un primo partito che non riesce a far da parte la coalizione di centro-destro.

“Ma non provate nessun imbarazzo nel rivendicare lo straordinario successo del Pd di Renzi alle Europee dopo che solo qualche mese fa avete invitato i cittadini a boicottare le primarie per eleggere il segretario regionale del partito creando sconcerto e disorientamento nel nostro elettorato? Ma Di Francesco sa che cosa significa fare opposizione in una città storicamente amministrata dal centro-destra come Ascoli?“.

Dunque, per il consigliere regionale Canzian il Partito Democratico ascolano avrebbe dovuto puntare su Saba, Polo universitario, Sgl Carbon e altri temi decisivi per lo sviluppo della città. Punti, questi, che il Pd ha sempre affrontato precedente alla campagna elettorale e abbandonato. E recrimina l’atteggiamento assunto sulla questione sanità, “invece di dimostrare una reale capacità di governare problemi complessi ed indicare noi proposte e soluzioni, hanno abbracciato la demagogia e la strumentalità”.

“Certo, abbiamo subito una sconfitta pesante che deriva anche da un limite grave della nostra azione che è stato quello di aver trascurato il confronto e il contatto con i cittadini pensando che sarebbe stato sufficiente essere o comunque apparire uniti dimenticando che l’unità del Partito è solo la premessa e non l’obiettivo”. Allora il Partito dovrebbe fare un esame di conoscenza e riconoscere che negli ultimi tempi è risultato molto lontano dall’idea di un unico linguaggio, piuttosto impegnato a demolire più che a costruire. “Che ci siano vari livelli di responsabilità in questa sconfitta è evidente ed io mi prendo per intero la mia parte, ma nessuno provi a tirarsi fuori per beceri calcoli personali. – sentenzia – Se è necessario rinnovare con decisione il partito facciamolo, sapendo però che tutti, ma proprio tutti, siamo in discussione“.