C’è un momento preciso in cui il Natale, per molti, comincia davvero: non l’accensione dell’albero, non i mercatini, ma il primo “Kevin!” urlato a pieni polmoni. Mamma ho perso l’aereo compie 35 anni e li festeggia nel modo più adatto possibile: tornando al cinema, là dove tutto ha avuto inizio nel 1990, con un Macaulay Culkin di dieci anni capace di entrare nella storia del cinema con trappole, urla acutissime e un inaspettato talento comico.
35 anni di Mamma ho perso l’aereo
L’anniversario non è solo un’operazione nostalgia: il ritorno in sala restituisce al film la sua dimensione originaria, quella collettiva. Rivedere Kevin McCallister difendere la casa dai “Wet Bandits” non è mai la stessa cosa se fatto da soli, sul divano. In sala, il pubblico ride allo stesso ritmo, anticipa le battute, riconosce ogni dettaglio: dal cappotto lussuoso della signora McCallister alla corsa disperata in aeroporto, fino al piano perfettamente imperfetto delle trappole fatte in casa, che hanno cresciuto un’intera generazione tra divertimento e pericolosissime fantasie di bricolage fai-da-te.

Diretto da Chris Columbus e scritto dal “re Mida degli anni ’80-’90” John Hughes, il film incassò oltre 470 milioni di dollari nel mondo, diventando il film di Natale di maggior successo nella storia del cinema per quasi tre decenni. Il suo impatto culturale ha attraversato mode, epoche e tecnologie: dagli speciali tv alle maratone domestiche in streaming, dai meme alle reunion del cast, fino ai tour turistici nella casa originale di Winnetka, Illinois, che ancora oggi attira frotte di fan.
La versione celebrativa per il 35° anniversario arriva spesso in copie restaurate e rimasterizzate, valorizzando dettagli che sul piccolo schermo talvolta passano inosservati: la scenografia studiata al millimetro, la fisicità della slapstick comedy ispirata a mostri sacri come Buster Keaton e il ritmo impeccabile della colonna sonora firmata John Williams, che da sola evoca cioccolata calda, neve e lucine natalizie.
Un cult senza tempo
E mentre il mondo del cinema è cambiato, Mamma ho perso l’aereo è rimasto lì, al suo posto, con un messaggio semplice che funziona anche oggi: l’avventura può nascere da un imprevisto, la casa è un piccolo universo da proteggere e, soprattutto, nessuna pianificazione familiare è perfetta. Neanche a Natale, a volte, tutto va come doveva.
Se esiste un film capace di unire generazioni – dai genitori che lo videro in sala nel 1990 ai figli che lo hanno scoperto in streaming negli anni Duemila – è proprio questo. Un fenomeno pop senza data di scadenza; una tradizione collettiva che riaffiora puntuale come le lucine da srotolare a dicembre, con l’unica differenza che quelle, almeno, non ci tirano sulla testa un secchio di vernice.









