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Dopo le conclusioni dell’ispezione ministeriale sull’Istituto Pacinotti di Fondi, che hanno confermato come le denunce dei genitori di Paolo Mendico, il quindicenne che si è tolto la vita a settembre, fossero fondate ma sottovalutate, si riapre la riflessione su quanto la scuola e le istituzioni siano realmente in grado di affrontare il bullismo in modo tempestivo.

Bullismo e Cyberbullismo

Il professor Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo (Di.Te.), interviene con una proposta concreta: rendere obbligatorio e immediato l’intervento psicologico in caso di segnalazioni di bullismo o cyberbullismo, affidandolo a professionisti esterni alla scuola per garantire imparzialità e rapidità.

Non possiamo continuare a dire che non c’era tempo o che non si sapeva,” afferma Lavenia. “Paolo aveva chiesto aiuto, e i suoi genitori avevano segnalato più volte la sofferenza del figlio. Ma le loro parole sono rimaste sospese tra protocolli e burocrazia. Quando si tratta di minori, il tempo è il vero assassino.

Secondo Lavenia, la Legge 70/2024, che aggiorna la normativa sul contrasto a bullismo e cyberbullismo, rappresenta “un passo importante”, ma lascia scoperto il punto più cruciale: la tempestività dell’intervento psicologico.

La proposta di Lavenia

La proposta di Lavenia introduce alcuni principi chiave:

  • Attivazione obbligatoria, entro 48 ore dalla segnalazione, di un percorso psicologico per la vittima e per il bullo.
  • Coinvolgimento immediato delle famiglie, per evitare che i ragazzi restino soli in situazioni di alta vulnerabilità.
  • Gestione affidata a figure esterne qualificate o ai servizi sociali, non al personale interno alla scuola, per garantire imparzialità e trasparenza.
  • Responsabilità diretta degli istituti in caso di mancata attivazione dei percorsi.

Troppo spesso nelle scuole si tende a minimizzare o a proteggersi,” continua Lavenia. “Serve un meccanismo esterno e vincolante che intervenga subito. Non dopo una tragedia, ma alla prima richiesta d’aiuto.

Lavenia sottolinea come il problema non sia solo educativo, ma culturale e sistemico: “Viviamo in un Paese che si muove solo quando è troppo tardi. Servono tempi certi, regole chiare e responsabilità dirette. Perché ogni ora di attesa, per un ragazzo che soffre, può essere fatale.”  E conclude con parole che pesano: “Paolo non c’è più. E ogni ritardo, oggi, pesa come una colpa.”

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