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La mattina del 2 dicembre 2025, la polizia belga — su richiesta della European Public Prosecutor’s Office (EPPO), con il supporto della European Anti-Fraud Office (OLAF) — ha effettuato perquisizioni presso la sede del European External Action Service (EEAS) a Bruxelles e in vari edifici del College of Europe a Bruges. L’indagine riguarda un sospetto di frode e irregolarità nella gara d’appalto che nel 2021-2022 assegnò all’istituto la gestione della nuova “EU Diplomatic Academy”. Tra i nomi coinvolti figura Federica Mogherini, già Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e ora rettore del College.

H2 – Un curriculum importante: da Bruxelles a Bruges

Federica Mogherini è un volto noto delle istituzioni: ex ministra degli Esteri italiana, ex Alto Rappresentante dell’UE per la politica estera e di sicurezza, dal 2020 è alla guida del College of Europe come rettore. 

Negli anni alla guida dell’ateneo europeo ha promosso progetti ambiziosi: l’apertura del campus di Tirana, l’istituzione della già citata EU Diplomatic Academy — concepita per formare la nuova generazione di diplomatici europei — e un rafforzamento del legame tra istruzione superiore ed istituzioni comunitarie. Proprio questi impegni hanno reso il College un centro di riferimento per chi sogna una carriera nell’UE. Ma la perquisizione del 2 dicembre — e le accuse che emergono — rischiano di mettere in discussione quelle stesse credenziali.

L’inchiesta: cosa si contesta e quali conseguenze possibili

Secondo la procura europea, la gara 2021-2022 che ha affidato la formazione diplomatica all’istituto risultava viziata: si ipotizza frode, conflitto di interesse, violazione della concorrenza leale e del segreto professionale. Gli arresti e le perquisizioni nelle sedi EEAS e College riflettono la gravità delle accuse: le autorità hanno sospettato che alcuni candidati — o la stessa struttura — fossero avvantaggiati rispetto ad altri, per presunte informazioni riservate ricevute prima della pubblicazione del bando. 

Per Mogherini, attuale rettore, il coinvolgimento — se confermato — rischia di essere un colpo duro all’immagine internazionale: non solo come guida di un’istituzione accademica, ma come figura di punta della diplomazia europea. Anche per il College di Europe, e per la credibilità dell’istituzione, l’inchiesta rappresenta un banco di prova: un’eventuale condanna potrebbe scuotere la fiducia degli studenti, delle università partner e delle istituzioni che collaborano.

Una domanda aperta: si potrà separare l’istituzione dalle responsabilità individuali?

Nel dibattito che seguirà — mediatico e istituzionale — si aprirà un tema delicato: quanto un’istituzione può reputarsi pulita se una sua guida è indagata? E quanto la fiducia di diplomati, Paesi membri e cittadini europei può reggere una simile sospensione di credibilità?

La risposta non è scontata, ma la trasparenza, la chiarezza delle accuse e il rispetto del diritto restano fondamentali. Per ora, la perquisizione e l’inchiesta scuotono. Ma come si chiuderanno? Questo lo sapremo solo nelle prossime settimane.

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