Nell’edizione 2025 della fiera Più Libri Più Liberi — in corso in questi giorni a Roma — una delle presenze più contestate è quella di Passaggio al Bosco, casa editrice che nel suo catalogo comprende testi con contenuti apertamente revisionisti, nostalgici di ideologie estreme o con chiari richiami al passato fascista. La notizia ha subito suscitato reazioni forti sia nel mondo culturale che in quello politico, riportando al centro il tema della libertà di espressione e dei limiti della memoria.
Origini e identità di Passaggio al Bosco
Passaggio al Bosco si presenta come “un progetto editoriale libero”: secondo la sua stessa descrizione, non intende dipendere dai dogmi del mercato ma vuole promuovere un “pensiero identitario”, una visione alternativa e dissidente rispetto alle narrazioni consolidate. Il suo catalogo, visibile sul sito ufficiale, comprende saggi, pamphlet e testi che rimettono in discussione la memoria storica, la storia del ’900, e questioni di identità politica e culturale.
La casa editrice è guidata da Marco Scatarzi, e si rivolge a chi — secondo loro — cerca una voce “fuori dal coro”, una prospettiva differente rispetto a quella dominante. Questo approccio è già stato motivo di discussione e tensioni in passato, ma quest’anno la presenza a una fiera così grande come Più Libri Più Liberi ha riportato il tema al centro del dibattito pubblico.
La polemica alla fiera: critiche, proteste e reazioni nel mondo della cultura
La critica più dura è arrivata da un gruppo ampio di scrittrici, storici, intellettuali, autori e case editrici — che hanno scritto una lettera aperta definendo “inopportuna” la presenza di un editore che diffonde testi con contenuti “fascisti, antisemiti” o comunque revisionisti. Tra i firmatari, nomi noti del panorama culturale italiano, che hanno chiesto agli organizzatori della fiera di riconsiderare la partecipazione di Passaggio al Bosco. Una posizione ferma, motivata dalla convinzione che la memoria e la storia non possano essere oggetto di “libera interpretazione” quando viene coinvolta la dignità delle vittime e la coscienza collettiva. Dall’altro lato, l’editore ha difeso la propria partecipazione sostenendo che rappresenta “un punto di vista”, e che censurare significa negare la libertà di espressione. In un comunicato si legge che “non partecipiamo su delega, ma perché svolgiamo il lavoro di editori”.
Il dibattito nero su bianco — tra chi invoca memoria, rispetto e rigore storico, e chi rivendica pluralismo e diritto di espressione — evidenzia le contraddizioni profonde di un’Italia che, a distanza di decenni, continua a misurarsi con il proprio passato.
Un’occasione per riflettere: libertà, etica, memoria
La vicenda di Passaggio al Bosco — e la reazione a essa — è molto più di una polemica editoriale: è un segnale forte che interroga la società sulla memoria, su cosa vuol dire libertà, su dove siano i limiti del discorso in un paese democratico.
Per molti, la libertà di stampa non è un valore assoluto se significa dare spazio a messaggi che esaltano ideologie oppressive. Per altri, il pluralismo include anche le voci scomode, purché legali. In un momento storico in cui le parole contano — e i libri possono plasmare vittorie o derive — è importante che il dibattito resti vivo, che si confronti con rigore, onestà intellettuale e consapevolezza. Perché la memoria non è solo un archivio da consultare: è parte dell’identità collettiva.









