Articolo
Testo articolo principale

Il termine burnout è entrato nel linguaggio comune quasi in punta di piedi, ma oggi descrive una condizione sempre più riconoscibile. Non si tratta solo di essere stanchi, ma di sentirsi svuotati, distaccati, incapaci di provare entusiasmo anche per ciò che prima dava soddisfazione.

È una stanchezza diversa, che non passa con un weekend libero o una vacanza. Colpisce lavoratori, studenti, genitori, professionisti e freelance. Nessuna categoria è davvero immune.

BURNOUT: Quando il fare supera l’essere

Il burnout nasce spesso da un’eccessiva identificazione con il fare. Prestazioni, risultati, obiettivi diventano il metro principale con cui misurarsi. In questo scenario, fermarsi equivale a sentirsi in colpa, rallentare sembra un fallimento.

Col tempo, però, la mente inizia a opporre resistenza. La motivazione si affievolisce, la concentrazione cala, il corpo manda segnali che vengono ignorati. Fino a quando l’arresto non diventa forzato.

Burnout emotivo, non solo lavorativo

Ridurre il burnout al solo ambito professionale è limitante. Esiste un burnout emotivo che riguarda le relazioni, le responsabilità familiari, la pressione di dover essere sempre all’altezza. È una fatica invisibile, che spesso non trova parole adeguate per essere raccontata.

Chi ne soffre tende a minimizzare, a dire che “passerà”, ma il rischio è quello di normalizzare uno stato di sofferenza costante.

Riconoscere il burnout è il primo passo

Il vero cambiamento inizia quando si riconosce il problema senza giudicarsi. Il burnout non è una debolezza personale, ma una risposta a un sistema che chiede molto e restituisce poco spazio per il recupero.

Imparare a porre limiti, ridefinire le priorità e recuperare momenti di autenticità non è un lusso, ma una necessità. La salute mentale passa anche da qui.

TAG: , , , , , , , , ,