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ANCONA– I Verdi aderiscono alla campagna promossa da Sbilanciamoci! e presentano la mozione n. 285, all’Assemblea Legislativa delle Marche affinché la Giunta regionale si impegni a chiedere al Governo di non procedere all’acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35.

L’APPELLO DI CARDOGNA A SPACCA – “Il Ministro della Difesa Di Paola ha applicato un taglio di soli 40 F-35 sui 131 ordinati dall’Italia: è insufficiente! – esordisce così Adriano Cardogna, presidente del Gruppo Verdi in Consiglio regionale – chiediamo che il Presidente della Giunta Spacca che solleciti una risposta concreta del Governo e del Parlamento per cancellare tutto il programma per l’acquisto degli F-35 perché è assurdo spendere miliardi di euro per l’acquisto di armi avendo in casa tanti giovani disoccupati. Cancellando definitivamente l’acquisto degli F-35 rimasti si potrebbero costruire 300mila km di pista ciclabile; acquistare 45 mila autobus ecologici; acquistare 4.200 treni per i pendolari; effettuare l’adeguamento strutturale di 29.000 scuole in zona a rischio sismico; costruire 142 km di metropolitana leggera “. “Oggi più che mai – conclude Cardogna – con una crisi economica drammatica è necessario destinare risorse per dare lavoro ai giovani, investendo nella Green Economy, perché la crisi non la devono pagare i cittadini e l’ambiente”.

IL FATTO – 90 gli F35 che l’Italia potrebbe acquistare. 90 i giorni di preavviso scritto grazie al quale, invece, si potrebbe sottrarre al programma e destinare quei soldi a destinazioni certamente più utili . E così se una volta la paura faceva 90, oggi questo è anche il numero della contesa. Da sabato 25 febbraio montano le proteste che vedono 54 le iniziative contro l’acquisto degli F35 in altrettante città d’ italia . Sebbene la fase politica sia tra le meno in fermento paradossalmente il parlamento in carica si dimostra alquanto belligerante, apprestandosi a perseverare in un progetto di investimenti bellici dispendioso. La presa di posizione del Ministro alla Difesa Di Paola è l’ origine della contesa in quanto non solo in contraddizione con le politiche di lungo periodo dell’Unione Europea, ormai orientate verso la riduzione della spesa militare e verso soluzioni non militari dei conflitti, ma anche con gli indirizzi più recenti di politiche interne nazionali che vorrebbero le forze armate sempre più specializzate nelle operazioni di mantenimento della pace, ottenendo riconoscimenti significati vi dalle popolazioni vittime di guerre civili e dai grandi organismi internazionali.