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ANCONA – Microzuccherifici per salvare la bieticoltura marchigiana dal rischio default. Dinanzi alle difficoltà che il settore sta incontrando a causa degli altissimi costi di trasporto degli 1,6 milioni di quintali di prodotto, la Coldiretti Marche e la Nuova Abi, l’associazione dei bieticoltori hanno in mente un’idea. Si sta valutando la fattibilità di realizzare impianti di trasformazione gestiti direttamente dagli agricoltori.

LE MOTIVAZIONI DELLA PROPOSTA – “In un momento favorevolissimo a livello di mercato per questo tipo di coltura, la produzione bieticola marchigiana rischia paradossalmente di estinguersi – spiega il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi – a causa della difficoltà a trovare acquirenti in grado di riconoscere la giusta remunerazione alle imprese, anche a causa dei sempre più pesanti costi di trasporto del prodotto fuori regione”. Occorre dunque in questa fase, secondo Coldiretti, che la Regione Marche dia il proprio sostegno alle imprese attive rimaste, appena un decimo rispetto a qualche anno fa, studiando delle soluzioni per far fronte al problema dei costi di trasporto, affinché non siano costrette ad abbandonare definitivamente la coltura che ha caratterizzato il territorio per lungo tempo. In questo modo si darebbe ossigeno al settore in modo da programmare le necessarie rivoluzioni strutturali.

LA SITUAZIONE ATTUALE – A Sud lo stabilimento di Termoli ha manifestato la disponibilità al ritiro del prodotto sino a 1.200 ettari (quasi un terzo del totale nelle Marche), ma a patto che la distanza massima sia contenuta in 250 chilometri. Un fattore che esclude di fatto gran parte della produzione regionale. A Nord gli agricoltori pesaresi potrebbero rivolgersi alla Sadam, la quale ha dato la sua disponibilità ma al momento è tutto fermo in attesa di dare vita a un accordo interprofessionale. Per la bieticoltura della provincia di Ancona non c’è alcuna soluzione disponibile.