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ANCONA – Non si arresta il ciclo recessivo dell’anno in corso, secondo l’indagine trimestrale “Giuria della congiuntura” di Unioncamere Marche, la produzione industriale diminuisce ancora. L’ultimo dato, arrivato come un secchio di acqua gelata sulle speranze del sistema produttivo marchigiano, parla di un calo della produzione del 4,8 per cento tra gennaio ed aprile di quest’anno, dopo aver registrato una diminuzione del 6,2 per cento nell’ultimo trimestre del 2012. 

La discesa della produzione, nel primo trimestre del 2013, ha trascinato con sé anche il fatturato (-4,6 per cento) e gli ordinativi (-5,8), mentre solo il fatturato estero risulta in aumento del 2,4 per cento. Unica eccezione il mobile, che vede anche il fatturato estero diminuire del 4,4 per cento. 

“Per uscirne – commenta il presidente di Unioncamere, Adriano Federici – servono politiche fiscali e monetarie adeguate ad avviare una solida ripresa economica. Occorre che il sistema creditizio metta a disposizione delle imprese finanziamenti adeguati a rilanciare con forza gli investimenti, per contrastare il declino della produttività e della competitività di una parte delle nostre produzioni. Per fortuna nelle Marche esiste ancora un tessuto diffuso di imprese che garantisce tenuta e coesione sociale, ma occorre fare presto perché la crisi sta intaccando anche questa nostra specificità”.

Una conferma di quanto affermato dal presidente Federici viene dal fatto che proprio le imprese artigiane e quelle con meno di dieci addetti, da punto di forza, stanno diventando elemento di criticità dell’economia marchigiana. L’artigianato nel primo trimestre dell’anno ha visto un calo produttivo del 5,6 per cento che sale al 5,8 per cento nelle imprese fino a nove dipendenti. Una flessione che scende al 5,5 per cento nelle medie aziende fino a 49 dipendenti e si limita al 3 per cento nelle grandi imprese industriali tra i 50 ed i 500 dipendenti. Tra i settori produttivi, la crisi ha fatto sentire tutti i suoi effetti sul mobile, che vede la produzione crollare del 9,5 per cento e il fatturato del 7,1. Molto male anche il tessile abbigliamento, con la produzione in caduta dell’8,8 per cento e gli ordinativi, addirittura, del 10,2 per cento. Per gli altri comparti manifatturieri il calo produttivo va dal 3,6 per cento delle calzature al 4,5 delle imprese energetiche. Meglio di tutti va la meccanica, che ha perso solo il 2,2 per cento della produzione. La crisi non salva nessuna parte del territorio marchigiano. Trascinata in basso dalle difficoltà del mobile, è la provincia di Pesaro Urbino a pagare il prezzo più pesante ed a perdere il 5,5 per cento della produzione. Seguono le imprese del Piceno (-5), di Ancona (-4,7), di Macerata (-4,6) e di Fermo (-4,2).