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La spiegazione del Corriere della Sera è la seguente: al di là delle sigle, saranno i sindaci a decidere aliquote ed esenzioni sulla base di una griglia standard da definire sempre con la legge di Stabilità. Si terrà conto o dei metri quadri o della rendita, in modo da attenuare le sperequazioni dei catasti italiani. Dovrà essere pagata sia dai proprietari che dagli inquilini, visto che la seconda casa produce un reddito, ma i servizi come l’illuminazione pubblica o la spazzatura sono a vantaggio di chi ci vive. La Service Tax ha un biglietto da visita piuttosto comune alle altre tasse imposte in precedenza: ci sarà da pagare. Il nome è carino, ricorda anche un film con Kevin Spacey in cui si affrontava l’argomento extraterrestre che si adatta perfettamente alla situazione.

I politici forse per farci digerire meglio la pillola, hanno osato una parola inglese, per apparire anche cosmopoliti. Ma tralasciamo commenti di basso livello e procediamo. La service tax è una tassa che sarà gestita dai Comuni e pagata ovviamente dai proprietari delle abitazioni e da affittuari. La prima componente è rappresentata dalla Tari che sarà pagata da chiunque occupi edifici atti a produrre rifiuti urbani. La seconda componente è la Tasi, utile per la gestione dei servizi indivisibili (illuminazione pubblica, manutenzione delle strade, cura dei parchi…) che dobbiamo pagare ai comuni.

Enrico Letta ha spiegato che questo secondo punto è paragonabile alle spese condominiali. Anche se si dichiara che tutto ciò porterà ad un effetto positivo sugli inquilini, il beneficio lo vedremo soltanto dopo l’applicazione. Ci auguriamo soltanto che non tasseranno anche il suolo pubblico con un contapassi personalizzato. Un’Italia che sta andando al macero, una situazione politica mai vissuta nel resto del mondo, una disoccupazione che tocca livelli allucinanti, giovani che a 30 anni (compresa me) vivono ancora a casa con i propri genitori. E’ questa la precaria situazione italiana, in cui la classe politica mangia a sbafo e noi cittadini continuiamo a pagare servizi che non vengono erogati o che sono inutili.