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ASCOLI PICENO – La Direzione di Area vasta 5 puntualizza la propria posizione facendo riferimento alla situazione della Nefrologia dell’Ospedale Mazzoni di Ascoli. “In questa Area vasta, relativamente alle problematiche dei pazienti nefropatici, si è sempre posta una forte attenzione, certificata dalla garanzia del ricovero all’interno della stessa struttura dove viene effettuato il trattamento dialitico. Il progetto regionale di revisione delle reti cliniche mantiene questo modello, questa indicazione; addirittura deroga agli standard nazionali (che individuano il bacino di una struttura di nefrologia tra i 600.000 e il 1.200.000 abitanti) proprio per confermare la qualità in tale ambito, che questa Regione ha sempre garantito”.

Quindi, nella nota si precisa che “Il progetto d’integrazione in Area Vasta prevede l’analisi e la proposta delle azioni di miglioramento che derivano dall’integrazione delle precedenti due Unità operative. E ciò, senza mettere assolutamente a rischio l’assistenza ai pazienti“. 

Non è d’accordo, tuttavia, il consigliere regionale Giulio Natali: “finalmente anche le Istituzioni Ascolane iniziano ad accorgersi degli sfraceli che il Direttore della Area Vasta n.5 , mero esecutore delle scelte del Direttore Generale dell’Asur Marche, sta infliggendo alla Sanitá del Piceno. Ultima perla la chiusura del reparto di nefrologia del Mazzoni”. E ancora, affonda il consigliere di Fratelli d’Italia: “i nefropatici sono pazienti cronici ultra delicati che piú facilmente di altri sono a rischio di infezioni e che con la chiusura del reparto sarebbero costretti a ricoverarsi in centri specializzati , magari in quelli in cui hanno effettuato l’intervento di trapianto, sicuramente fuori Regione, mentre quelli in dialisi peritoneale nella malaugurata eventualità di aver contratto una peritonite dove dovrebbero andare per curare tale complicanza? E tutto ció secondo chi dirige la Sanità marchigiana sarebbe la manifestazione dei criteri di risparmio e di appropriatezza delle cure, quando in relazione al risparmio basterebbe verificare l’aumento della mobilità passiva mentre in relazione alla appropriatezza delle cure sarebbe stato sufficiente ascoltare i pazienti nefropatici-diretti interessati che ovviamente i fenomeni che dirigono la Sanità marchigiana non hanno mai interpellato”.