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ASCOLI PICENO – Cgil a tutto campo su rifiuti e sicurezza idrogeologica. La segreteria ascolana si aggiunge alle tante voci che negli ultimi giorni sono intervenute in merito alla costruzione della sesta vasca della Relluce, ricordando che “la discussione è iniziata con la quarta e quinta vasca e, già da allora, ponemmo una domanda: è un problema o una risorsa? Era del tutto evidente che questo dilemma non poteva e non può risolversi senza una politica sul ciclo dei rifiuti”. 

 

“Occorre una visione di politica industriale – continua – a partire da un forte coordinamento istituzionale, per sviluppare la raccolta differenziata con riciclo e riutilizzo dei materiali; necessario il coinvolgimento di imprese e/o svilupparne di nuove, specializzate o da specializzare attraverso la ricerca nel riutilizzo dei materiali. Occorre considerare la raccolta dei rifiuti, oltre che come servizio, come vero e proprio settore produttivo industriale complessivo, che può avere un notevole sviluppo se ad esso si affiancano il sistema della ricerca e dell’Università“. Cinque i pilastri fondamentali per il sindacato: riduzione della produzione dei rifiuti; raccolta differenziata; riuso/riciclo organizzato, riconoscimento di materia prima secondaria; smaltimento compatibili con gli equilibri ambientali; recupero energetico. La Cgil ha le idee chiare e lancia delle vere e proprie proposte: “si possono attivare iniziative industriali, produzione compost, plastica (vasi per florovivaismo ), carta e cartone da riutilizzo, attraverso i cosorzi esistenti, anche immaginando il recupero del sito industriale della cartiera di Ascoli e la produzione di carta riciclata di alcune tipologie di mobili di cartone, sul modello di quanto sviluppato qualche anno fa dalla Biennale del Design (Unicam /Cup)“.

 

Sull’assetto ideogeologico del nostro territorio, la Cgil non ha dubbi: “si continua a parlare sempre di emergenza e ripristino e mai si affronta un piano di prevenzione e di riassetto del territorio. Stiamo cercando di valutare l’ammontare della spesa complessiva sostenuta negli ultimi anni dai vari Enti (Provincia, Regione, ANAS, Comuni, finanziamenti nazionali, Comunità Montane, BIN, ecc). Se si trovano risorse per le emergenze, forse sarà possibile ogni anno investire 1/3 almeno della spesa storica in prevenzione, poichè le frane, i dissesti o gli allagamenti riguardano più o meno le stesse zone o tratti stradali; porsi oggi questo obiettivo è una sfida di grande portata e ad essa sono connesse l’esistenza e/o la nascita di soggetti qualificati, a partire dalle imprese e dai lavoratori”. Di attualità i problemi riportati dalla cinta muraria di Castignano e dalla chiesa di Santa Maria Della Rocca di Offida, “ci chiediamo se può esserci l’intervento della Fondazione su beni architettonici artistici e culturali, magari riducendo in parte gli stanziamenti per la Grande Opera di Grottammare”. Necessario, secondo la Cgil ascolana, l’intervento della Regione: “non escludiamo che in una programmazione si possa ricorrere, chiedendo alla Regione Marche di legiferare in materia, al lavoro di pubblica utilità attraverso una formazione mirata che, anche con il credito di imposta, potrebbe sviluppare nuova imprenditorialità, per esempio il ripristino degli alvei fluviali, dei fossi, la cura dei boschi nelle aree montane, la piantumazione con canne sulle scarpate delle strade e utilizzo del ceppato (raccolto ed utilizzato come biomassa in piccole centraline per la produzione di energia) possono diventare attività importanti”.