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Capita di sbagliare. Parlo della vita di tutti i giorni, quella vera, lontana dalla finzione filmica. Capita di organizzare la serata, e di fare una corsa per arrivare al cinema in perfetto orario, proprio cinque minuti prima che inizi il film. Perché sull’onda dell’entusiasmo per le nomination agli Oscar, si decide di proseguire con l’analisi di uno dei candidati alla statuetta per il miglior film straniero, quelle Storie pazzesche che promettono due ore di risate grottesche. Ma come già detto, capita di sbagliare. Nel caso specifico, data e orario. E ci si trova davanti a un’opera totalmente diversa e inaspettata, che l’acquisto preventivo dei biglietti rende inevitabile. Spesso da questi eventi fortuiti si scoprono autentiche gemme, e il caso ha voluto che la coscienza del sottoscritto venisse ripagata se non con un capolavoro, con qualcosa di talmente intenso da lasciare il segno per molto tempo.

L’ultimo film di Saverio Costanzo inizia in maniera claustrofobica, con i due protagonisti, interpretati da Adam Driver e Alba Rohrwacher che si incontrano per la prima volta nel bagno bloccato di un ristorante cinese. Stacco della cinepresa e si salta avanti, nel mezzo di una relazione ben avviata, arricchita da una soddisfacente intesa amorosa e sessuale. Ancora uno stacco, e il frutto di questa intesa cresce nel grembo di una futura madre che comincia a riversare le prime ansie sul nascituro. Ansie che dopo la nascita del bambino conosceranno una crescita costante, in bilico sulla follia, da cui l’uomo cercherà di proteggere se stesso e il piccolo nucleo familiare creato.

Il film, tratto dal libro di Marco Franzoso Il bambino Indaco, presentato dall’autore nel video seguente estrapolato dalla rubrica Billy a cura del Tg1, scava nell’animo di una donna in credito d’amore, rimasta orfana troppo presto della madre e privata dell’affetto di un padre assente, che riversa la sua carenza su un figlio da preservare e proteggere da tutto. L’uso sapiente della telecamera, che volutamente distorce la fisicità dei personaggi quasi a suggerirne il progressivo disfacimento, sottolinea l’allontanamento dalla propria vita verso la totale dedizione alla cura di un essere indifeso, che si traduce però nel paradosso di una prigione che ne soffoca la crescita. Alla base di tutto c’è la comunicazione, primo scoglio da superare per una condivisione di sogni e idee. Mina, la protagonista, non è la perversa malvagità da temere ma è la solitudine di un’anima sola e fragile, votata alla vita ma sgretolata da essa. Alla fine del film ci si chiede chi abbia ragione, e la risposta non è scontata. Hanno ragione tutti. O non ce l’ha nessuno. La vita stessa è un vortice, in cui l’uomo è animale sociale e cerca se stesso attraverso gli altri. Scorgerne gli equilibri è l’unica via per evitarne la caduta verso la follia.

REGIA: Saverio Costanzo

ANNO: 2014

GENERE: Drammatico

DURATA: 109 minuti

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