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C’è un campanello d’allarme che suona forte e chiaro nella nostra penisola. Analizzando il panorama attuale del gambling, infatti, gli esperti di settori sono unanimi nell’affermare l’assoluta particolarità della situazione italiana e avvertono: si potrebbe verificare una regressione ed un ritorno al gioco illegale, quindi alla perdita delle opportunità di prevenzione che il controllo dell’offerta comporta.

Dubbi e perplessità che sono scaturite, con particolare veemenza, all’indomani del 12 luglio 2018. Data legata al Decreto Dignità, voluto da questo Governo per combattere le dipendenze legate al gioco d’azzardo. Nel testo della legge è fissato l’assoluto divieto di qualsiasi forma di pubblicità e sponsorizzazione, attraverso qualsiasi mezzo relativa al gioco d’azzardo, scommesse e lotterie con vincite in denaro. Per i trasgressori sanzioni amministrative che prevedono il pagamento di un importo pari al 20% del valore complessivo del contratto pubblicitario e, se inferiore, a cinquantamila euro.

Tanti i problemi all’orizzonte. Primo dei quali quello relativo alla comunicazione e all’informazione dell’utenza. Come si possono, in queste condizioni, aiutare i giocatori a distinguere, nell’immediato e in indipendenza, gli operatori legali da quelli illegali? Quanto è labile il confine tra messaggio pubblicitario e un messaggio di informazione e istruzione per il gioco sicuro, legale e responsabile? Senza calcolare l’ingente problema relativo alla risoluzione dei contratti pubblicitari già in essere (come quelli che coinvolgono 12 squadre di Serie A su 20), con scadenza successiva al 2019. Quanto gravi saranno le perdite per i settori esterni, come quello delle comunicazioni o delle amministrazioni comunali?

Ha provato a rispondere l’avvocato Rodolfo La Rosa, consulente per la Baker McKenzie’s Corporate & Commercial di Roma: “è il mercato stesso a premere affinché venga definito qual è il confine fra le attività di diffusione di materiale informativo ai consumatori finalizzato a garantire un accesso regolare e consapevole ai giochi con vincita in denaro in circuiti controllati (che dovrebbero essere e restare lecite) e le strategie di pubblicità “indiretta” che mirano a sollecitare la partecipazione attiva a tali giochi (e che, nello spirito del provvedimento, potrebbero invece ricadere nel divieto assoluto)”, si legge sul blog Slot Gratis Online.

Le domande del mercato, stando sempre all’analisi dell’avvocato, troveranno una loro risposta in sede giudiziale, vista anche l’introduzione del nuovo comma 6-bis dell’articolo 9, che sembra portare l’attenzione alla necessità di definire nei prossimi mesi un nuovo equilibrio tra l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo del gioco d’azzardo, il perseguimento di un livello adeguato di entrate a favore dello Stato e il contrasto al gioco illegale.

Quest’ultimo è il nodo centrale. Contrastare la possibilità della sua riemersione. Seguendo, magari, l’esempio spagnolo. Qui la DGOJ ha rilevato e chiuso 271 siti di scommesse e casinò privi di licenza. Secondo la legge iberica, inoltre, chi offre operazioni illegali di gioco online può essere condannato dai 6 agli 8 anni di reclusione e multe fino a 234 milioni di euro per ogni punto vendita o venditore coinvolto. Servono quindi pene severe ed esemplari, ovviamente. Ma anche informazione e comunicazione. Chiarire la differenza con la pubblicità sarà la sfida che il Decreto Dignità dovrà affrontare.

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