L’Italia potrebbe presto ottenere un riconoscimento storico: la sua cucina fatta di tradizioni locali, sapori regionali, saperi gastronomici e convivialità è in lizza per essere iscritta nella lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO. Nel novembre 2025 il dossier presentato dal Ministero della Cultura e dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha ricevuto una “valutazione tecnica positiva”.
Il verdetto finale arriverà in occasione della sessione del Comitato intergovernativo a New Delhi, fra l’8 e il 13 dicembre.
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Patrimonio UNESCO: Perché la cucina italiana è candidata
La candidatura non riguarda un singolo piatto o una ricetta, ma la “cucina italiana” come insieme complesso di pratiche, rituali, tradizioni, biodiversità, relazioni sociali e trasmissione intergenerazionale. Una cucina che cambia da Nord a Sud ma che ha in comune il valore della convivialità, del territorio, del legame con la terra e con la comunità. In questo senso la cucina italiana non è semplicemente cibo: è identità, è cultura, è memoria. È la formula con cui generazioni diverse si intrecciano attorno a una tavola per condividere gesti, sapori e storie.
Cosa può cambiare con il riconoscimento UNESCO
Un’eventuale iscrizione nel patrimonio immateriale mondiale porterebbe benefici concreti: maggiore visibilità internazionale, impulso al turismo enogastronomico, valorizzazione dei prodotti locali, tutela delle tradizioni regionali, attenzione alla sostenibilità e alla biodiversità.
Per le comunità, significa riconoscimento del proprio patrimonio, salvaguardia della cultura rurale e alimentare, e opportunità di sviluppo economico che mette al centro il territorio. Per i consumatori, un invito a riscoprire origini, qualità e diversità.
Per l’Italia potrebbe significare un forte rilancio del “made in Italy” gastronomico, con un adesso simbolico importante: dimostrare al mondo che la cucina non è solo gusto, ma cultura condivisa.
Una celebrazione delle differenze regionali
La forza della cucina italiana sta nella sua varietà. Non esiste una sola “vera” cucina italiana perché ogni regione, ogni provincia, ogni borgo ha le sue ricette, i suoi ingredienti, i suoi riti. Dalla pasta fresca emiliana al ragù napoletano, dal risotto milanese al pesce dell’estremo Sud: un mosaico di sapori che raccontano la storia di un popolo e di territori diversi. Questo riconoscimento UNESCO valorizza proprio questa diversità, facendo emergere piatti, tradizioni, consuetudini e mani che lavorano la terra, trasformano il latte, impastano la farina, curano il sugo. Ogni piatto è un racconto e ogni famiglia un archivio vivo di gusti e ricordi.
La candidatura della cucina italiana al patrimonio UNESCO rappresenta una possibilità unica: non solo per chi ama mangiare bene, ma per chi crede che la tavola possa essere un collante sociale, un veicolo di tradizioni e un ponte tra passato e futuro. Se il riconoscimento arriverà sarà una vittoria per l’identità italiana, una celebrazione della diversità e un invito a continuare a valorizzare il cibo come cultura. E magari, la prossima volta che tagli pasta fresca o assaggi un sugo casalingo, saprai che stai toccando con le mani una parte di patrimonio mondiale.









