Nell’ultimo decennio il mondo dell’automotive è stato sempre più orientato verso una mobilità a basse emissioni, con l’Unione Europea al centro dei progetti più ambiziosi. In particolare, l’idea di fermare la vendita di auto benzina e diesel entro il 2035 ha dominato le discussioni politiche e industriali, con l’obiettivo dichiarato di ridurre le emissioni di anidride carbonica e inquinanti nel settore dei trasporti su strada. Tuttavia negli ultimi mesi questo orizzonte si sta trasformando in un terreno di confronto complesso tra istituzioni, costruttori e gruppi ambientalisti, con una possibile revisione delle regole originali che punta a rendere la transizione più “flessibile”.
Auto elettriche: che cosa prevede la regola europea per il 2035
La proposta originale approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea prevedeva che, a partire dal 2035, tutte le auto nuove vendute nell’Unione dovessero essere a zero emissioni di CO2 allo scarico, praticamente imponendo la vendita esclusiva di veicoli elettrici (BEV) o alternativi come quelli a idrogeno. Questo avrebbe significato la fine della commercializzazione di auto a benzina, diesel e persino ibride nei nuovi contratti di vendita.
L’obiettivo di fondo di questa normativa era allinearsi con il pacchetto europeo di riduzione delle emissioni “Fit for 55”, che si proponeva di diminuire drasticamente le emissioni di gas serra entro il 2030 e favorire una mobilità sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili.
Tuttavia è importante ricordare che quella regola iniziale si limitava alle nuove immatricolazioni, lasciando piena libertà di circolare alle auto benzina e diesel già in strada. Inoltre, il provvedimento non è stato ancora implementato nella sua versione definitiva e resta soggetto a modifiche legislative e negoziazioni tra i diversi organi europei.
Nuovo scenario: revisione e pressioni industriali
Negli ultimi mesi la discussione si è intensificata e, secondo fonti di stampa internazionale e agenzie come Reuters, la Commissione Europea sta considerando di rivedere la normativa sullo stop totale ai motori a combustione prevista per il 2035. Il piano in corso di definizione potrebbe consentire una nuova formulazione degli obiettivi di riduzione di CO2, permettendo la vendita di un certo numero di veicoli con motori termici o ibridi anche dopo il 2035.
La proposta (ancora non definitiva) prevede di ammorbidire il totale divieto, consentendo ad esempio una quota limitata di auto con motori tradizionali che rispettano determinati standard di emissioni o utilizzano carburanti alternativi come i cosiddetti e-fuel (carburanti sintetici a basso impatto), biofuel e altre tecnologie di transizione. Questo approccio è sostenuto soprattutto da paesi come Germania e Italia e da diverse case automobilistiche europee che chiedono maggiore flessibilità, viste le difficoltà di transizione del mercato e la competitività rispetto ad altre regioni globali.
L’idea di mantenere una certa flessibilità dopo il 2035 trova anche chi supporta pratiche di neutralità tecnologica, per esempio consentendo ibride plug-in o l’uso di combustibili “verdi” nei motori tradizionali, almeno per un periodo transitorio. Tale revisione avverrebbe insieme ad incentivi per l’adozione di EV e sostegni per la costruzione di infrastrutture di ricarica più capillari, in modo da non bloccare completamente l’industria.
Micro-car elettriche e nuove opportunità di mobilità
Parallelamente alla discussione sul blocco totale dei motori termici, l’Unione Europea sta valutando anche strumenti per favorire l’adozione di auto elettriche di piccola taglia, spesso paragonabili alle micro-car elettriche popolari in paesi come Giappone. Questi veicoli piccoli, meno costosi e perfetti per gli spostamenti urbani, potrebbero rappresentare una parte significativa del mercato futuro soprattutto nelle aree metropolitane dense con problemi di traffico e qualità dell’aria.
La creazione di una nuova categoria di veicoli elettrici economici e sicuri potrebbe non solo favorire l’accettazione sociale delle e-car, ma anche dare nuova linfa all’industria europea dell’auto, offrendo alternative a quelle grandi e costose che oggi rappresentano la maggioranza delle vendite elettriche.
Le critiche e le paure del mercato
Non mancano critiche alla rigida transizione verso le auto elettriche, soprattutto da parte di produttori, sindacati e consumatori. Alcuni temono che senza un adeguato sviluppo di infrastrutture di ricarica e costi di acquisto sostenuti, l’impulso verso l’elettrico possa frenare la domanda, con ripercussioni occupazionali nell’industria tradizionale. Al contempo, gruppi ambientalisti avvertono che un indebolimento degli obiettivi del 2035 potrebbe rallentare gli investimenti in tecnologie a zero emissioni proprio quando la competitività nei confronti di Cina e Stati Uniti è cruciale.









