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La Giornata contro la violenza sulle donne 2025 torna il 25 novembre con un carico di significati che non si esaurisce nella simbologia. È una ricorrenza ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dal 1999 (United Nations – UN Women). Una data scelta per ricordare che la violenza di genere non è un’emergenza episodica, ma una violazione dei diritti umani che attraversa culture, generazioni e confini.

Le istituzioni italiane hanno recepito questa ricorrenza nelle proprie politiche. Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento per le Pari Opportunità hanno ricordato come il 25 novembre non sia soltanto un appuntamento simbolico, ma una cornice per monitorare, prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne. Lo conferma la cornice normativa del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021–2023 prorogato e collegato al sistema di intervento istituzionale (Dipartimento Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio).

Violenza sulle donne: una realtà che i numeri continuano a rendere urgente

Secondo i dati ISTAT più aggiornati sulle violenze di genere, le vittime di femminicidio e di violenza domestica restano in larga parte donne uccise o aggredite da partner o ex partner (ISTAT). È un dato che continua a segnare le politiche di prevenzione, rendendo la giornata mondiale contro la violenza sulle donne un momento di riflessione e pressione pubblica.

Nel 2025 l’attenzione ruota intorno ai centri antiviolenza e alla rete di protezione che coinvolge Comuni, servizi sociali, forze dell’ordine e sistema sanitario: un meccanismo riconosciuto anche dal Consiglio d’Europa attraverso la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013 (Consiglio d’Europa).

Educazione e cultura: l’antidoto più solido

Molti studi sottolineano come la prevenzione passi dalla cultura. Anche l’UNESCO richiama l’importanza dell’educazione al rispetto e alla parità come strumento centrale per ridurre la violenza di genere nelle giovani generazioni (UNESCO). È su questo terreno che la giornata contro la violenza sulle donne 2025 si propone di lasciare un segno: ricordare che la violenza nasce spesso da stereotipi e rapporti di potere radicati.

La ricorrenza del 25 novembre giornata non vuole essere un momento isolato, ma un punto di connessione: scuole, associazioni, università e realtà locali sviluppano iniziative che lavorano sul linguaggio, sul riconoscimento dei segnali di abuso e sulla costruzione di relazioni paritarie.

Le parole contano: il ruolo del linguaggio pubblico

Negli ultimi anni istituzioni e organizzazioni internazionali hanno insistito sul valore delle parole. L’ONU, attraverso le campagne ufficiali, ricorda che frasi contro la violenza sulle donne possono avere un impatto reale nella percezione collettiva, perché normalizzano la condanna della violenza e sostengono le vittime nel chiedere aiuto.

Pensare a frasi sulla violenza sulle donne non significa retorica, ma responsabilità comunicativa. Nelle scuole e nei media si insiste sempre più sul linguaggio inclusivo e sul superamento di narrazioni che colpevolizzano le vittime. È un punto su cui lavorano anche le campagne istituzionali italiane come il numero gratuito antiviolenza e stalking 1522, promosso dal Dipartimento Pari Opportunità (1522.gov.it).

Una giornata mondiale oggi, un impegno quotidiano domani

Se la giornata internazionale contro la violenza sulle donne catalizza attenzione, è però il “dopo” a fare la differenza. La rete istituzionale e la società civile chiedono un impegno che duri 365 giorni, perché ogni storia di violenza ha bisogno di essere riconosciuta, ascoltata e accompagnata.

L’obiettivo del 2025 non è commemorare, ma responsabilizzare. E ricordare che combattere la violenza sulle donne significa difendere la libertà, la salute e la dignità di un’intera comunità.

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