Gli adolescenti italiani si sentono sempre più soli e inascoltati. È quanto emerge dalla nuova indagine realizzata dall’Associazione Di.Te. insieme a Skuola.net, diffusa in occasione della Giornata Nazionale sulle Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo.
Adolescenti soli: 7 su 10 chiedono meno giudizi dagli adulti mentre 1 su 2 usa l’IA come confidente
Il quadro che ne scaturisce è nitido: molti giovani non trovano negli adulti quella presenza empatica e non giudicante di cui avrebbero bisogno e, di conseguenza, cercano altrove uno spazio sicuro in cui esprimersi. Sempre più spesso questo spazio è l’Intelligenza Artificiale.
Secondo i dati raccolti su un campione di 927 ragazze e ragazzi tra i 10 e i 20 anni, oltre 7 su 10 dichiarano di avere un forte bisogno di essere ascoltati “davvero”, non solo superficialmente. Ma quasi 2 adolescenti su 3 affermano di non ricevere abbastanza “carezze emotive” nella vita offline: mancano gesti di vicinanza, parole rassicuranti, un ascolto privo di giudizio.
Il peso del confronto sociale
Al disagio relazionale si aggiunge la pressione dei social. Il 68% degli intervistati sente che la propria autostima dipende dall’approvazione degli altri, mentre oltre la metà soffre il confronto continuo con le “vite perfette” mostrate online. Il risultato è una spirale che rende difficile mostrarsi vulnerabili: 1 ragazzo su 2 teme il giudizio se esprime le proprie fragilità.
L’Intelligenza Artificiale come rifugio emotivo
In questo scenario complesso si inserisce un dato sorprendente ma ormai strutturale: quasi un adolescente su due (46%) ha usato l’IA per parlare delle proprie emozioni, e per circa il 10% questa è una pratica abituale. Per molti, l’algoritmo rappresenta un interlocutore neutrale, paziente e non giudicante. Il 66% dei ragazzi che lo utilizza dice di sentirsi ascoltato senza pregiudizi, il 64% si percepisce compreso.
La tecnologia, dunque, non viene ricercata solo come strumento, ma come rifugio emotivo. Più della metà degli intervistati la considera un alleato nei momenti difficili, quasi un’amicizia alternativa.
L’allarme degli esperti
Gli esperti sottolineano come il punto centrale non sia l’uso dell’IA in sé, ma il vuoto che la precede. “Questi dati raccontano una generazione che non chiede meno tecnologia ma più adulti”, osserva Giuseppe Lavenia, presidente Di.Te. Sulla stessa linea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net: “I ragazzi vogliono un digitale che non li lasci soli. L’IA non è il problema: è la solitudine a cui risponde”.









