
Qualche giorno fa ha postato una foto su Facebook in cui a seno nudo ha voluto dire al mondo che il corpo è di sua proprietà e nessuno ha diritto su di lui quanto lei. La frase simbolo della sua lotta incisa sulla pelle è: “Il mio corpo è solo mio e non è la fonte dell’onore di nessuno”. Dopo la diffusione della foto è stata immediatamente messa a tacere con la seguente motivazione: “Il suo atto potrebbe essere contagioso e fornire un’idea ad altre donne. Bisogna dunque isolarla”. Contro l’attivista è stata inviata una fatwa, cioè una sentenza di morte per il suo atto considerato blasfemo e disonorevole per tutta la comunità.
E’ sparita per un po’, poi è tornata dichiarando: “Mi hanno messo in macchina, spingendomi, tenendomi il collo bloccato e mi hanno schiacciata dentro la vettura, tenendomi bloccata. Mi hanno portato a casa, mi hanno rotto la Sim card del telefono. Mi obbligavano a leggere il Corano, anche se sapevano che io sono agnostica, mi obbligavano ad andare dall’imam ogni giorno. Poi mi hanno portata dallo psichiatra, sono stata obbligata a prendere dei farmaci, erano talmente forti le dosi che non sapevo più cosa facevo, dormivo tutto il giorno. Mi hanno poi portata di nuovo a Tunisi e sono stata di nuovo rinchiusa dentro casa, con la porta bloccata. Ieri finalmente sono riuscita a scappare”. Minaccia di andare via non appena sarà in possesso dei documenti, ma la sua lotta non terminerà qui, perché vuole tornare per cambiare le cose. Buona fortuna Amina!









