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ANCONA – Duecentocinquanta lavoratori ‘esodati’ della ex Antonio Merloni rimarranno senza salario né pensione con le nuove norme della riforma Monti-Fornero. Cgil, Cisl e Uil delle Marche chiedono ai sindacati nazionali di trattare con il Governo centrale la possibilità di far ricorso alle vecchie norme previdenziali anche per questi esodati.

Contestualmente, sollecitano un incontro con il presidente delle Marche Gian Mario Spacca, per un suo interessamento diretto nella vicenda e la rivisitazione dell’Accordo di programma.

IL FATTO – I 250 addetti, non riassunti dalla J&P Industries, che ha rilevato gli stabilimenti A. Merloni di Fabriano e Nocera Umbra e riassunto 700 persone, sarebbero potuti arrivare al pensionamento con Cigs e mobilita’. Dopo la riforma rischiano invece di restare senza alcuna forma di sostentamento. Lo rende noto il segretario provinciale della Fim Cisl di Ancona, Andrea Cocco, che informa come le tre sigle abbiano “un interessamento diretto” alla vicenda dei 250 lavoratori Merloni su un totale di 1500 rimasti disoccupati dopo la fine del commissariamento dell’azienda.

L’APPELLO DEI SINDACATI – “Chiediamo a Spacca e ai leader nazionali dei sindacati – spiega Cocco – di intervenire presso il Governo affinche’ riconsideri la situazione di questi 250 addetti, che avevano i requisiti per arrivare alla pensione a breve, consentendo loro di utilizzare le vecchie norme previdenziali”. I sindacati regionali hanno chiesto anche un incontro urgente al Governatore Spacca per sollecitare un accellerazione delle procedure per la applicazione del promesso ‘Accordo di Programma’ per l’area in crisi di Fabriano. L’Accordo, secondo Cocco, “potrebbe da un lato portare all’arrivo di fondi pubblici statali e regionali per 70 milioni di euro, oltre a sgravi fiscali, e dall’altro favorire gli investimenti di altri soggetti sul territorio locale, come gia’ manifestato dal gruppo Loccioni di Ancona e da altri imprenditori maceratesi, nella fase del commissariamento della Antonio Merloni”.